
Si sta come/ d’autunno/ sugli alberi / le foglie. Ungaretti non poteva conoscere il coronavirus, ma seppe cantare in meravigliosi versi l’incertezza della vita, la sua inspiegabile stranezza e la condizione di precarietà umana che ci appartiene, a ogni latitudine, con o senza pandemia. E ora che foglie in bilico siamo noi, non in autunno, ma in questa maledetta primavera... abbiamo sempre più voglia di attaccarci ai rami dell’esistenza. [...]
E avete notato che abbiamo riscoperto la libertà?
Chi avrebbe mai immaginato che, nella casualità della Storia, nei corsi e ricorsi che studiavamo a scuola con le idee di Vico, potesse verificarsi un ritorno all’anelito di libertà che i nostri antenati e genitori hanno sentito così forte?
Quel «libertà vo’ cercando» (attenzione alla parola Vo’, che ora indica un paese del contagio!) colpisce ora - anno 2020 - un mondo che si riteneva libero, autonomo, capace di imporre la sua volontà. Ed eccoci, siamo qui, fragili e caduchi, a chiederci se il premier Conte voglia o no che facciamo jogging e se dobbiamo farlo con o senza il cane. Libertà che non avremmo mai pensato di poterci veder negare e che non avremmo mai messo in discussione sono ora al centro di decreti, diatribe, permessi e violazioni.
(ENRICA SIMONETTI, La riscoperta della libertà al tempo del coronavirus, "La Gazzetta del Mezzogiorno", 16 marzo 2020)
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