Parlarsi e comprendersi tra uomini e donne è facile solo apparentemente. Quanti silenzi, quanti pensieri inespressi, quante verità indicibili allontanano uomini e donne: compagni di classe, colleghi di lavoro, coppie di innamorati e coniugi attempati.
Viviamo le stesse esperienze, ma lo facciamo in modo radicalmente diverso: studiamo, lavoriamo, ci sposiamo, abbiamo figli insieme, ma capire l'altro, sintonizzarsi sulle frequenze dell'altro è sempre difficile, spesso impossibile. Condividiamo lo stesso letto, ma siamo due 'io' irriducibili l'uno all'altro, due alterità radicali e assolute.
La cronaca del nostro tempo ce lo dice chiaramente: lo sforzo di incontrarsi si infrange nell'esperienza del divorzio, del tradimento, della persecuzione amorosa, dell'assassinio premeditato; ma anche in un rapporto d'amore mercenario, in un semplice colloquio di lavoro, o sulla china scivolosa dei rapporti professionali o interpersonali.
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Uomini e donne: due 'io' irriducibili, due alterità assolute. |
Come pensa un uomo, come pensa una donna? A quali differenti principi obbediamo, quali valori stanno dietro i nostri comportamenti? Sono veri gli stereotipi che i comici mettono in scena nelle loro versioni caricaturali dei rapporti uomo-donna? Che cosa rimproveriamo all'altro, di che cosa veniamo rimproverati?
Scandagliamo insieme i tortuosi recessi della psiche umana, guidati dalla nostra esperienza e dai documenti che vi posto qui di seguito.
Cominciamo con il commentarli insieme, tutti quanti, uno per uno.
Buona discussione.
S.D.
DOCUMENTI da commentare:
Sui giocattoli per la prima infanzia - da pag. 162 a 167
L'illusione dell'amore
Uomini e donne non sono in fondo poi così diversi. Il grande divario che viene percepito tra essi è causato principalmente dagli stereotipi risalenti fin dai tempi più antichi, che vedevano la donna rinchiusa in casa, priva di diritti e agli ordini del capofamiglia, che deteneva il potere.
RispondiEliminaCon il passare dei secoli, l'uomo e la donna sono sempre stati visti sotto luci diverse, come due mondi completamente staccati tra loro.
Ovviamente hanno la loro diversità, un uomo non potrà mai provare il sentimento di essere madre ad esempio, l'amore che si nutre per una creatura che cresce dentro di se. Ma nonostante le differenze portate dai cromosomi xx e xy, i pensieri dell'uno e dell'altra sono fondamentalmente uguali.
Ma perché dunque l'universo maschile e femminile ci appaiono così lontani?
Questo a causa dell'educazione che ci è stata impartita. Fin dalla tenera età, alle femminucce si è soliti comprare vestitini, accessori, lenzuola quasi esclusivamente rosa, bambole, cucine, case delle barbie e a esse le mamme insegnano a fare le pulizie, tenere in ordine, mentre ai maschietti si compra la macchinina, la cassettina degli attrezzi e il Ben 10 di turno.
Se i bimbi venissero invece educati allo stesso modo, non ci sarebbe poi tutta questa differenza.
Uno studio portato avanti dall' ISTAT nel 2008, presente nel libro che spiega l'evoluzione dei generi fa risaltare in modo evidente la differenza, già dall'infanzia, che esiste fra il sesso femminile e quello maschile.
RispondiEliminaLo stesso studio, infatti, spiega come in generale i bambini maschi sono attratti maggiormente dai giocattoli stereotipati, mentre le bambine femmine oltre a questi prendono in considerazione anche i giocattoli neutri.
Nello specifico, però, nella fascia di età fra i tre e i cinque anni i bambini di sesso diverso si impegnano, nella maggioranza del tempo, a giocare con giocattoli adatti al loro sesso.
Questo fa riflettere sull'importanza che ha l'influenza del mondo esterno, e delle persone sui bambini. In particolare, un bambino maschio può apparire per caratteristiche generali simile ad una bambina femmina. Eppure, questi due mondi di sesso diverso diventano sempre più lontani con la crescita.
Questo, perchè esistono valori, idee e stereotipi diversi dai quali ognuno è influenzato in maniera diversa.
Già dall'infanzia, è presentato nelle fiabe il principe azzurro, alto, bello e coraggioso e alla ricerca della principessa triste, sempre acconciata, gentile e dalle buone maniere. Poi influisce la moda: i pantaloni per l'uomo e la gonna per la donna.
Ma cosa spinge questi due mondi ad incontrarsi, a condividere valori e idee apparentemente distinti? Oltre all'istinto naturale di creare una famiglia, esiste un' attrazione dell' individuo verso qualcosa di diverso, con il quale possa confrontarsi e creare una relazione.
Il gioco sta nell'incastrare i diversi pezzi del puzzle, ma non sempre questo è facile.
I quotidiani casi di femminicidio, dimostrano come molto spesso la relazione, per l'uomo, si trasformi in una proprietà. In qualcosa che in qualche modo gli appartiene, che deve controllare morbosamente e non riesce a lasciare andare.
Quindi, nell'unire i due mondi, non bisogna dimenticare l'individualità della persona. Lo stare insieme, sia per l'uomo e sia per la donna, non deve diventare un essere una cosa sola.
Bene, ma restiamo sull'infanzia: i bambini sono o non sono diversi "ab origine"? Le differenze che si osservano ingigantite nell'età adulta sono tutte lì fin da subito, biologiche e psicologiche, o sono il frutto dell' assorbimento di una cultura?
EliminaSe prendiamo in considerazione il periodo dell’infanzia, come spiega lo studio dell’ ISTAT, le differenze fra bambini e bambine rapportate ai giocattoli si distinguono sempre di più con la crescita.
EliminaCome dice il documento: “ Intervistando i bambini di età compresa tra i tre e i cinque anni sulle attività ludiche preferite questi rispondono menzionando giochi e giocattoli stereotipati”; questo dimostra che ogni bambino e ogni bambina, se nei primi anni di vita non ha preferenze su quello con cui decide di rapportarsi, crescendo la sua opinione cambia e una delle cause di questo è sicuramente l’influenza del mondo esterno ( le fiabe, le pubblicità dei giocattoli in televisione sempre attente a distinguere i colori e il contesto, i genitori, l’abbigliamento).
Se si rinchiudessero due bambini di sesso diverso in una stanza vuota, sicuramente crescerebbero in maniera simile. Nessuno di loro sentirebbe la differenza che ha con l’altro, se non per l’aspetto fisico.
Quindi, l’ assorbimento della cultura influisce in modo incisivo nei primi anni di vita, quando i due sessi non sono ancora così distinti come nell’età adulta.
Comunque, nel documento che ci ha postato per integrare l'argomentazione mancano due pagine che non sono incluse nell'anteprima. Non so se ne era a conoscenza.
EliminaFin dalla nascita le abitudini di genere vengono stabilite nell’interazione tra pari, nella comunicazione, nella manipolazione di oggetti fisici.
RispondiEliminaQuante volte c’è capitato di scorgere la scenetta delle bambine sedute ad un tavolo mentre discutono, scherzano e giocando fanno finta di sorseggiare il the?
Quante volte abbiamo visto un bambino eccitato nel far correre e scontrare due automobiline giocattolo?
La differenza sostanziale sta appunto nella significatività di queste azioni: la bambina punta ad un approccio mentale con l’oggetto che ha davanti, il bambino invece punta a scoprire gli effetti materiali che le sue azioni hanno sull’oggetto.
Queste manifestazioni saranno segnali rilevanti delle future esperienze dei due sessi tali da ripercuotersi in futuro nei rapporti sentimentali tra uomo e donna.
Le donne come è noto provano spesso eccitazione nell’ ottima comunicazione da parte del partner, nel suo modo di porsi, nell’eleganza e nella integrità dei suoi valori.
L’ uomo invece viene inizialmente affascinato dalle caratteristiche fisiche dell’altro sesso, dalla sensualità, dall’immagine esteriore che la donna rappresenta.
Le incomprensioni tra uomo e donna nascono da un modo differente di osservare il mondo e di viverlo. Quasi la totalità di queste incongruenze che portano spesso ai divorzi e alle separazioni derivano da alcune incompatibilità caratteriali. La donna per esempio rimprovera l’uomo di non essere fedele, di non porre attenzione ai sentimenti profondi, ai progetti di vita e a volte di cadere troppo nella morbosità del rapporto.
L’ uomo d’altro canto critica la donna di non sostenere i suoi doveri economici nella famiglia, di essere distante e di impartire un’ educazione poco autoritaria ai figli.
Perciò sta nella capacità dell’uomo saper andare incontro alle necessità emotive della donna, far comprendere attraverso una proficua e distesa comunicazione i propri interessi alla propria compagna non tralasciando la sua sensibilità e femminilità. Spetta invece alla donna rappresentare una figura di sostegno, e non di intralcio, rispetto alle prerogative del proprio partner curando l’educazione dei figli in modo appropriato e condiviso e soprattutto confortare le circostanze di insicurezza maschile e favorire una soddisfacente vita sessuale.
Quanti luoghi comuni... Parole vuote senza uno straccio di argomentazione...
Eliminaper comprendere le differenze tra uomo e donna bisogna partire dalla preistoria. l'uomo si è da subito imposto sul sesso debole, assumendosi l'incarico del mantenimento della famiglia (lui aveva il compito di cercare il cibo per tutti componenti della tribù). le donne si occupano invece di accudire i figli e di ogni altra piccola attività pratica. nel corso dei secoli questa distinzioni di incarichi è rimasta invariata nel tempo. è solo nell'ultimo cinquantennio che la donna si è imposta all'interno della società come individuo attivo. tutto questo grazie ai molti diritti e tutele che le sono stati concessi e dal poco apprezzamento che l’uomo ha saputo dare al proprio coniuge. Infatti sono ancora molti gli stereotipi, che ancora oggi sentiamo, che denigrano i lavori che le donne svolgevano solo perché queste erano degradanti e non fruttuosi dal punto di vista economico.
RispondiEliminaMa questi due sessi, nonostante abbiano nella norma caratteri completamenti opposti, cercano di instaurare una relazione di affetto. il motivo non è semplice da spiegare. oltre a creare una famiglia e una vita stabile, la donna e l'uomo hanno bisogno di una figura al proprio fianco per completarsi, per poi condividere insieme gioie e dolori. questo lo testimonia anche il fatto per cui le bambine preferiscano la compagnia dei papà, mentre i bambini amino maggiormente stare in presenza delle madri.
La differenza nel carattere tra i due sessi dipende dall'educazione e dalle persone che circondano il bambino o la bambina nel primo decennio di vita. infatti fin dalla loro nascita, il sesso dei neonati lo si distingue con fiocchi di color azzurro (maschi) e rosa (femmine). inoltre si è soliti regalare ai bambini soldatini e modellini di macchine e aerei mentre alle bambine semplici bambole, trucchi e vestitini. la differenza poi si accentua quando il bambino e la bambina abbiano fratelli e sorelle, o un'altra figura di riferimento al proprio fianco, a cui si vogliono imitare. inoltre i genitori amano dare un'educazione, dove il rispetto delle regole sia un elemento essenziale in quella dei bambini, mentre alle bambine viene richiesta maggiore dedizione ai lavori domestici, precisione e compostezza.
da questo si deduce che l'uomo ami avere il polso della situazione, essere uno spirito libero, concreto e forte di spirito. La donna invece si distingue per la sua precisione, fiscalità, dolcezza e tenerezza. È necessario, per instaurare una vera relazione tra i due sessi, trovare un equilibrio tra i due caratteri senza che nessuno delle due parti si voglia imporre. Per questo è inutile rimproverare all’altro coniuge certi comportamenti, purché fatti in buona fede, perché tutti noi abbiamo un certo carattere e personalità non modificabile
Carissimo, in un ragionamento logico se sono sbagliate le premesse, saranno sbagliate anche le conclusioni; perciò, bisognerebbe documentarsi un attimo prima di ripetere luoghi comuni non del tutto esatti. Mi riferisco al discorso sulla preistoria... Se ti informi in modo un po' più serio, ti accorgersi che non è tutto così chiaro e semplice come dici tu...
EliminaLeggo un sacco di stereotipi preconfezionati nei primi interventi. Siamo all'inizio di una ricerca, quindi direi che pontificare su uomini e donne è un po' prematuro. Domandiamoci invece (e discutiamone insieme umilmente) se siamo d'accordo o no con la tesi espressa nel documento 1): perché è chiaro che c'è una tesi lì dentro, giusto? Bene, qual è? Concordate o dissentire? Avete buoni argomenti per convincere gli altri che siete nel giusto?
RispondiEliminaÈ così che ci alleniamo a ragionare...
La maggior parte degli autori che abbiamo studiato erano uomini che facevano i sentimentali con le donne, o che comunque esprimevano il loro pensiero riguardo al desiderio di amore verso queste ultime; delle donne invece non abbiamo molte fonti (anche perché le poetesse erano poche). Fatto sta che nella vita di tutti i giorni non sentiamo un ragazzo lamentarsi delle sue pene d'amore, e nella maggior parte dei casi lo fa pubblicando uno stato su facebook per avere tanti Like. Le ragazze invece se dicono qualcosa é perché la provano realmente. Riguardo alla domanda: "Come pensa un uomo? Come pensa una donna?" Diciamo che l'uomo pensa poco e agisce, si fa prendere dagli istinti; la donna pensa e forse si fa coinvolgere un po' troppo. Per un uomo é segno di orgoglio avere molte donne, al contrario quando una donna ha un uomo tutto per sè, non si interessa più di nessun altro. Le donne sono sensibili e si affezionano in fretta, per questo hanno maggiore capacità di adattamento. In un qualsiasi rapporto (fratelli, amici, fidanzati) non vogliono infastidire o annoiare, quindi iniziano ad intressarsi ad una partita di calcio, a giocare ai videogame, coi soldatini, le figurine, le macchinine, anche per non sentirsi escluse e per trovare degli elementi comuni col partner. Un interessamento forzato a queste cose si trasforma poi in passione. Una bambina riesce ad interessarsi alle cose da maschio anche senza l'influenza di alcuno, ed é contenta di dimostrare le sue tante attitudini. Se un bambino si interessa alle cose da femmine invece, cerca di tenerlo nascosto per paura di essere associato alla figura fragile e tanto dolce di una bambina. Fin da piccolo deve diventare forte come il padre. Generalizzato di più l'argomento, nella maggior parte dei casi, le caratteristiche che contraddistinguono maschi e femmine hanno origine dall' infanzia di ognuno: dall' educazione ricevuta dai genitori, dal genere dominante in famiglia, se c'é un fratello o una sorella maggiore/minore, dal genere di entrambi i genitori, dagli interessi di coloro ai quali sono più legati i bambini. Ció viene influenzato a sua volta dall'evolversi della società, le nuove tendenze, le mode, la tecnologia, la televisione fino ad arrivare al punto in cui certe ragazze hanno gli stessi istinti dei ragazzi, pubblicano stati su facebook per attirare l'attenzione, e i ragazzi devono vestirsi e curarsi più di una ragazza.
RispondiElimina*generalizzando
EliminaSe vivessimo le stesse esperienze, se ci comprendessimo come comprendiamo il soggetto a noi simile solo per il sesso sarebbe tutto più facile! Naturalmente! Ma sai che noia quando il bello sta nel non comprendere l’altro al volo e avere quell’orribile sensazione di dubbio perché tu pensi alla tua maniera e non sai come potrà reagire l’altro? Quindi dico semplicemente, ma ben venga che non siamo tutti prevedibili. E se portassimo tutti un po’ di più rispetto verso l’altro non saremo vittime di tradimenti e violenze di genere e non venderemo il nostro corpo per guadagnare favori e piaceri! Saremo anche spinti da principi e pensieri differenti, non possiedo di certo i superpoteri telepatici per capirli senza interpellarli.
RispondiEliminaE allora diamo la colpa alla società, ma si è chiaramente colpa sua! Le differenze tra sessi, come dicono le statistiche, sono dipese in gran misura dall’influenza del contesto o ambiente sociale, economico e culturale. Quelli che ci vengono proposti dai media sono tutti stereotipi, facciamo qualche esempio: è sempre la donna che fa i lavori di casa, l’uomo invece torna a casa da lavoro con la sua valigetta, la famiglia felice è composta da queste due figure e i figli che viaggiano su una bellissima macchina X4; il corpo della donna viene utilizzato in tutte le forme e le misure. Anche nei colori abbiniamo la donna al rosa e l’uomo all’azzurro, quando dovrebbe essere al contrario: l’azzurro viene associato al velo di Maria mentre il colore rosa (per molti secoli rimase un colore asessuato) veniva visto più vicino al rosso, colore forte e virile, destinato all’abbigliamento maschile. Agli inizi del Novecento l’idea sui colori cambiò e questo in seguito alla diffusione delle teorie di Freud sulla distinzione di genere, ma solo dagli anni Ottanta i due colori furono definitivamente associati in modo diverso e si imposero tutta una serie di stereotipi legati ai giocattoli e all’infanzia. I bambini sono facilmente influenzabili non hanno il pieno controllo sulle loro scelte, sono gli educatori a fornire loro i giocattoli a seconda dalle tendenze e mode del momento. E non è solo dipeso da questo, ma dai comportamenti differenti che le persone hanno in presenza di una bambina o un bambino.
le mie esperienze nell'universo femminile non sono così importanti, o più semplicemente, al momento non mi interessano. Ho provato a pensare al mondo odierno, dove vivo, nell'attualità, nella pubblicità, nei giornali, al cinema ecc.
RispondiEliminaA me sembra che oggigiorno uomini e donne vivano un rapporto conflittuale con se stessi e tra di loro, e se posso permettermi, forse le donne sono un po' di più la causa di questo. A mio avviso in gran parte dipende dalla continua ed estenuante battaglia sulla parità di sessi. Questo non lo dico solo perché sono maschio e credo di essere superiore a qualcuno. Al contrario le donne hanno la capacità di organizzarsi meglio degli uomini, sono più mature, hanno più responsabilità. Però noi uomini ne abbiamo preso atto prima. Poi però, care signore, a me sembra che dopo decenni di battaglia per avere uguali diritti e doveri, adesso li state proprio buttando via, perché state imponendo il vostro essere donne, mercificando il vostro corpo ( a diciotto anni vi rovinate, rifacendovi il seno, i glutei, gli zigomi e chi più ne ha più ne metta) per cercare di arrivare ad un traguardo inutile, quale, ad esempio, la velina.
Poi dopo festeggiano la festa della donna ( e non si capisce perché non c'è la festa dell'uomo ) perché è solo un segno di emancipazione. E' ovvio che non è giusto generalizzare, e non ce l'ho neanche con le donne, perché poi l'altra faccia della medaglia illustra il numero, crescente e surreale, dei femminicidi in Italia ( in Italia una donna uccisa ogni due giorni ), perché l'uomo di oggi non è più sicuro di se stesso. Egli è, ormai, in mancanza di intelligenza e capacità di reagire, e allora mette in mostra l'istinto primario. Quando poi leggo sui giornali che un'alta carica dello Stato si preoccupa più di porre la vocale giusta sul linguaggio di genere ( ad esempio: ministra o ministro), mi viene da dire che se queste sono le priorità di oggi delle donna,
preferisco rimanere single. ( scusate )
RispondiEliminaAllora non mi sono spiegato: basta parlare a ruota libera sul tema, semplicemente dicendo tutto quello che ci viene in mente.
RispondiEliminaAbbiamo i documenti da leggere, da interpretare e da commentare.
Avete letto il documento 1? Riassumetelo, analizzatelo e commentatelo. Siete d'accordo con quello che dice o no? Volete controargomentare? Questo è il luogo giusto.
Prego tutti di intervenire su questo e non su quello che capita.
Finora non ho letto niente di interessante. Altri interventi di questo tenore verranno rimossi in quanto non pertinenti.
Lo studio preso in esame vuole rispondere ad un domanda non con facile soluzione: le differenze tra sesso maschile e femminile sono innate o provengono dal contesto culturale in cui l'individuo è inserito?
RispondiEliminaLo studio ha evidenziato come, al di sotto dei tre anni di età, i bambini e le bambine siano meno propensi a scegliere un giocattolo considerato stereotipato (automobiline per i maschi, bambole per le femmine) e siano in genere, soprattutto le bambine, più attratti da quelli neutri (disegni, costruzioni, puzzle). Aumentando l'età dei soggetti analizzati fino a cinque anni, i risultati cambiano: aumenta il divario tra i due sessi e i bambini si concentrano quasi totalmente su giocattoli che ritengono "da maschio", mentre le bambine rimangono comunque attratte sia da attività ludiche stereotipate che da giochi neutri, e in piccola parte addirittura da quelli maschili. Probabilmente, se si fossero analizzati anche i comportamenti di bambini di otto anni, si sarebbe notato una ulteriore discriminazione tra "quello solo per i maschi" e "quello solo per le femmine".
Possiamo quindi dedurre come i pregiudizi e i canoni imposti dalla società sono in grado di direzionare i gusti di ognuno, per natura differenti. Nei bambini di tre anni, non ancora plasmati da agenti esterni, è evidente la naturalezza nella preferenza: essi non seguono le scelte "corrette" per il proprio genere, ma sono attratti da ciò che visivamente piace. Al contrario, i soggetti più grandi tendono a rispettare anche ciò che hanno imparato essere giusto per il proprio genere, anche se le femmine si dimostrano più indipendenti nel compiere una scelta che va contro gli insegnamenti ricevuti.
Le differenze tra maschio e femmina, bambino e bambina, uomo e donna, non sono solamente esterne ma anche cerebrali; una differenze fisionomia del cervello determina anche una differente mentalità, delle capacità diversificate, delle variegate preferenze. I due sessi non sono poi così distanti di natura, ma la distanza si accresce in seguito alla sottoposizione di ciascuno di noi a fenomeni esterni. L'esempio dato dai genitori è fondamentale per una crescita priva di preconcetti triti e ritriti, insieme a relazione con altri soggetti e messaggi pubblicitari.
Nell’infanzia maschi e femmine piangono e ridono allo stesso modo. Nella scelta dei giochi seguono invece degli stereotipi?
RispondiEliminaLo schema del documento 1, mostra come i bimbi fino ai tre anni scelgono in un tempo prestabilito con cosa giocare. Si può notare infatti che le femmine decidono principalmente in ordine giochi neutri, giochi stereotipati per maschi e giochi stereotipati per femmine. Il risultato della ricerca per il genere femminile, sorprende gli studiosi. Si pensava, infatti, che le femmine come primo oggetto scegliessero giocattoli stereotipati femminili e non giochi neutri. Questo significa che la bambina posta in condizioni di libertà di scelta, senza alcuna figura parentale o adulta, sceglie giochi non appartenenti al proprio genere, cioè non dipende dallo stereotipo del genere dei giochi. I maschi, non sorprendono i ricercatori, perché preferiscono giocattoli stereotipati per maschi, giocattoli neutri e infine quelli stereotipati per femmine.
Come sostiene inoltre il documento, i bambini sono molto influenzati dalla società e dalla cultura nella formazione delle dinamiche ludiche sia nei giocattoli sia nei videogiochi. Si legge infatti, che lo stereotipo nei videogiochi è presente maggiormente nei maschi, perché la maggior parte dei giochi sviluppa logiche maschiliste come il controllo, il potere e la distruzione.
Le ricerche di genere dell'ultimo decennio, come si legge nell’articolo del giornale “La Repubblica” del 27 novembre 2014, hanno mostrato esattamente il contrario: il cervello umano è un organo estremamente plastico e mutevole, capace di modificarsi e adattarsi all'ambiente circostante a prescindere dal genere. I comportamenti umani non andrebbero classificati in "maschili" o "femminili", secondo l’autrice Anne Fine, uomini e donne sono caratterizzati da un mosaico unico e complesso di entrambe le caratteristiche.
Alcuni paesi europei hanno già messo in atto delle strategie per liberarsi dagli stereotipi “femminucce” e “maschietti”, come si legge dall’articolo del giornale “Il Corriere della Sera” del 19 gennaio del 2015. A Londra il superstore Harrods ha abolito sugli scaffali la distinzione dei giocattoli per sesso e riorganizzandoli per tipologie e in Svezia il catalogo natalizio della «Top Toy» ha stravolto le convinzioni sociali grazie al ruolo dei testimonial: una ragazzina che impugna un fucile azzurro e un bimbo che culla un bambolotto. Tutto ciò per far riflettere la società a non vedere i bambini in modo stereotipato.
Agli occhi dei bambini di adesso si presenta una realtà diversa da quella stereotipata.
RispondiEliminaNon vedono più ambiti prettamente femminili o solo maschili,in quanto anche all’interno della famiglia stessa la mamma e il papà non vestono più ruoli legati al genere, ma entrambi svolgono mansioni anche opposte, che rendono difficile classificarli come comportamenti da maschio o da femmina; di conseguenza i bambini di oggi non trovandosi di fronte ad una realtà distinta, usano un comportamento basato sull’imitazione, e non come in passato basato prettamente su un modello prestabilito ed enfatizzato dai giocattoli, ed anche da quello che la società del tempo in generale imponeva, con una visione limitata e proibizionista.
Infatti attraverso di essi si può capire come i giochi che rappresentano uno stereotipo femminile, siano usati meno, anche dalle bambine, e che i giocattoli che attraggono maggiormente siano quelli che grossomodo richiamano la realtà in cui vivono (ad esempio riproduzioni di tablet,iphone, computer,…)proprio appunto per imitare il genitore e lo stile di vita quotidiano,che indirettamente il bambino percepisce osservandoli.
Credo quindi che nei bambini di oggi a differenza di quelli delle generazioni passate si voglia uscire dagli schemi tradizionali, in quanto è quello che la società di oggi ci trasmette, e quello che imparano anche dal comportamento che i genitori stessi trasmettono loro, ossia un comportamento uguale su tutti i fronti, verso tutti da ambo le parti.
Infine per non incorrere in ulteriori ripetizioni di cose già dette, mi trovo d’accordo con il discorso fatto da Chiara, riguardo i videogiochi, basati principalmente su pensieri maschilisti, che indispongono almeno un po’ le bambine nel giocarci, ecco infatti del perché siano usati maggiormente dai maschi.
Riguardo all'ultima cosa che hai detto, non ti pare però che questa osservazione deponga a favore di una diversità profonda dell'essere maschi o femmine? Perché queste ultime non si divertono con giochi "basati su pensieri maschilisti" come gli 'spara-a-tutto' se non esistono intrinseche differenze di genere?
EliminaNon è possibile che tutta la differenza che esiste tra uomo e donna derivi solo dai diversi stimoli esterni dettati dalla società ai quali l’individuo è sottoposto dalla nascita. La lista degli stereotipi nei quali amiamo crogiolarci dovrà pur avere un inizio o delle basi. L’immagine della bambola Barbie con il vestito rosa, il telefono cellulare e la borsetta nera che le conferiscono un’aria così professionale, deve per forza aver seguito un percorso che ha portato questo giocattolo a racchiudere in se tutta la bellezza occidentale. Il viaggio tortuoso che ha portato quegli occhi azzurri ad essere sinonimo di fascino, sicurezza e determinazione dovrà pur essere iniziato da una solida base e non da un altro canone precedente.
RispondiEliminaBisogna poi considerare che la ricerca del documento due è stata condotta su bambini relativamente piccoli, in una fascia d’età dove stanno ancora sperimentando il mondo non passo dopo passo ma a falcate, ansiosi di scoprire quello che la natura ha in serbo per loro, facendo emergere per le prime volte la loro indole e la loro immaginazione in attesa di essere presi dalla società e sbattuti nelle vesti del ruolo per il quale sono maggiormente adatti. Ecco, qui si è arrivati al punto: il carattere; esso, durante la crescita, assume quelle piccole sfumature, rosa o blu che siano, indotte da esperienze, sensazioni e nuovi ormoni che continuamente sferzeranno il bambino e che gli faranno decidere se vuole immedesimarsi nella Barbie raffinata, pacata e riflessiva oppure nell’avventuriero coraggioso intraprendente e forte.
Bravo Rosin, osservazioni più che fondate. Forse quel documento non dice tutta la verità, oppure la dice, ma i dati possono essere letti in modo diverso e portare ad altre conclusioni. Vediamo se qualcuno sa replicare ai tuoi argomenti e fornirci altre chiavi di lettura del problema.
EliminaLo studio statistico compiuto dall' ISTAT, riguarda bambini ancora in giovanissima età (3-5 anni). E' importante ribadire questo presupposto perchè, queste tenere creature, sono dei magazzini vuoti pronti ad incamerare tutte le informazioni, gioie emozioni della realtà vicina senza però essere in grado di criticarle e quindi selezionarle. Sono d'accordo con l'opinione di molti miei compagni, i quali sostengono che alla nascita, bambine e bambini, non abbiano tra loro differenze psicologiche. Per questo motivo è senza dubbio la cultura che, nel processo evolutivo del bambino, differenzia in modo netto maschi e femmine. Esempi pratici riguardano i genitori, i quali svolgono giochi diversi in base al sesso del bambino con cui interagiscono. Inoltre molti negozi di giocattoli e abbigliamento di bambini contribuiscono alla differenziazione del genere sessuale, in quanto separando i reparti con colori stereotipati dalla società (e imposti agli innocenti pargoli ), indirizzano bambini e bambine nei relativi settori. in seguito i bambini sceglieranno giochi e vestiti che meglio rappresentano i loro gusti e carattere. Saranno acquisti che faranno mutare il loro carattere psicologico il quale, con il trascorrere del tempo, assumerà caratteristiche sempre più diverse.
EliminaLe differenze tra maschi e femmine che si possono osservare lampantemente nell’età adulta esistono fin dalla nascita o sono il prodotto dell’assorbimento della nostra cultura?
RispondiEliminaLo studio preso in esame nel documento I dimostra come i bambini al di sotto dei tre anni non siano attirati dai giochi considerati stereotipati, come le macchine per i bambini e le bambole per le bambine, ma siano propensi a giocare con giochi neutri, ritenuti adatti sia per i maschi che per le femmine, soprattutto lo studio sottolinea quanto le bambine siano disposte maggiormente a giocare con i giochi neutri, seguiti dai giochi stereotipati per il genere maschile e infine quelli per il genere femminile.
Aumentando l’età si possono notare le prime divergenze tra i gusti maschili e quelli femminili; infatti i bambini di cinque anni si concentrano principalmente nei giochi da “maschi”, mentre le bambine continuano lo stesso a giocare sia con i giocattoli neutri, sia in parte con i giocattoli maschili.
Certamente si può notare come l’aumentare degli anni porti alla formazione delle differenze tra i due sessi. Sono pienamente d’accordo con quanto affermato in precedenza dalle mie compagne Elena Stefani e Valentina Saler su quanto i bambini vengano plasmati dalla società e dai suoi pregiudizi; sicuramente se questo non accadrebbe le maggiori differenze che si potrebbero cogliere con l’aumento dell’età sarebbero quelle fisiche, ed ogni bambino sarebbe libero di poter giocare e successivamente pensare senza esser “canalizzato” in un pensiero ricco di stereotipi da parte della società.
Dal documento che ho letto e analizzato, si può dedurre come anche in un ambito banale come quello dei giocattoli, la mentalità del genere femminile sia differente da quella maschile. Questa differenza non è però così marcata soprattutto nei primi tre anni di vita. Durante questa fase, come riportato dai codici ISTAT, i bambini e le bambine non sono così influenzati dai modelli stereotipati, quali giochi con il pallone o automobiline per i maschi e bambole per le femmine, ma anzi sono più indirizzati verso quei giochi che vengono definiti neutri. Ma la statistica più curiosa è che proprio il genere femminile ad essere maggiormente attratta in primis dai giochi che sono detti neutri e successivamente da quelli definiti maschili. Comunque tornando alla prima statistica, i risultati cambiano se si prende in considerazione l'età che fa va dai 3 ai 5 anni. Qui infatti i modelli stereotipati influiscono molto sul pensiero dei bambini, che si dilettono principalmente con quei giochi che sono principalmente per maschi. Per le femmine invece il discorso è diverso: loro infatti,continuano a essere attratte da giochi neutri o maschili. Quindi a malincuore in quanto maschio, concordo con Valentina che nell'ambito della scelta dei giocattoli a partire da una certa età il genere maschile è più influenzato dalle mode e dagli stereotipi, però è anche vero che a partire dall''età adolescenziale sia i ragazzi che le ragazze seguono fin troppo le mode in tutti campi, a partire dell'abbigliamento fino ad arrivare all'acconciatura dei capelli. Questa può sembrare retorica,in realtà però, questo è un mio pensiero maturato dalle mie esperienze quotidiane contatto con amici e amiche.
RispondiEliminaTutto questo per arrivare a dire che per decidere che giochi comprare e come vestirsi, a prescindere se essere maschio o femmina, alla fine ciò che conta è la personalità di ogni singolo individuo e dall'educazione e i principi che esso che ha ricevuto.
Interessante la tua ultima osservazione: alla luce di quanto avete letto, ma anche di quanto avete personalmente vissuto, vorrei che mi spiegaste come secondo voi dovrebbero essere scelti i giocattoli da parte dei genitori. Coraggio, non fatevi pregare!
EliminaPer molti genitori è normale distinguere i giochi più adatti ai bambini rispetto a quelli più adeguati per le bambine. infatti essi, in base agli stereotipi culturali, inducono le femmine ad esprimere nel gioco la dolcezza, la tranquillità e la sensibilità, mentre si tende ad insegnare ai maschi ad essere forti e audaci. Può accadere che bambini e bambini possano desiderare giochi opposti ai canoni previsti dalla società. In questo caso i genitori si sentono in difficoltà, perché credono e temono di avere una figlia o un figlio diverso rispetto alla norma. Ritengo sia giusto che mamme o papà debbano regalare ad un bambino un gioco che realmente desidera, senza considerare i canoni della società in cui essi vivono. infatti questo permetterà ad ogni bambino di conoscere ogni emozione e in seguito la propria personalità. Quando egli avrà un'età maggiore sarà in grado di scegliere in base alle proprie idee (che nella maggior parte dei casi saranno influenzate dalla società)
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RispondiEliminaLe tesi sottoposte dalla mie compagne Valentina Saler e Chiara Dalla Valle sono molto interessanti, ma entrambe hanno tralasciato un elemento fondamentale che caratterizza la vita infantile dei nostri fanciulli. Il doc. 1 a pag. 1 lo scrive in modo palese: ”…nei termini del totale del tempo passato giocando, i giocattoli meccanici sono annoverati come primi sia tra i maschi che tra le femmine….(quanto meno c’è libertà tanto più c’è riproduzione, con giocattoli preimpostati si riproduce la realtà)”. Ecco quindi che il mondo dei nostri piccoli risulta influenzato, sin dal principio, dal mondo adulto. “Bambini tecnologici” è un interessante articolo pubblicato il 30 gennaio 2012 sulla Repubblica che valorizza questa tesi, l’articolo analizza i vantaggi/svantaggi della tecnologia sulla vita di un bambino in età prescolare ed inoltre cerca di individuare le modifiche che essa apporta alla struttura cerebrale di un bambino (soprattutto dai 6 anni in su). Sebbene le differenze basilari tra maschi e femmine si vengono a creare sin dall’inizio, il mondo in cui viviamo le amplifica notevolmente e sicuramente ne crea di nuove. Difatti ,come riportato negli interventi precedenti i bambini di età inferiore ai 3 anni tendono a passare il loro tempo giocando con giocattoli ritenuti dagli studi neutri: ciò dimostra che un tenero fanciullo non è in grado di determinare ciò che è ritenuto da “femmina” da ciò che è ritenuto da “maschio” secondo gli stereotipi. La società in cui noi oggi viviamo è, in un certo senso, fatta di stereotipi per cui noi ci adattiamo ad essi e adattiamo pure coloro che non sono ancora in grado di poter scegliere per se stessi cosa sarebbe meglio, l’esempio più banale è rappresentato dal colore con cui si figura la nascita di un bambino: “azzurro=maschietto” e “rosa=femminuccia”; ma questi colori chi li ha decisi? Sono anche loro degli stereotipi?...probabilmente si! Le differenze basilari e cioè quelle con cui si nasce, invece, sono fondamentali per la collettività: uomini e donne si attraggono grazie a tali differenze
RispondiEliminaCome dimostrano alcuni ricercatori, maschi e femmine sono diversi. Al di la delle differenze anatomiche ( ossia del diverso aspetto fisico ) e genetiche, sono caratterizzati da differenze comportamentali e intellettuali che provengono dal diverso condizionamento sociale che l’individuo ha subito. Lo studio preso in analisi evidenzia che fino all’età di tre anni i bambini e le bambine non sono ancora attratti da giochi stereotipati, forse perché sono ancora piccoli per trovare un approccio con il gioco e perché non sono influenzati da figure parentali di riferimento. Questo aspetto tuttavia si ribalta con la progressiva crescita: i maschi iniziano a mostrare maggiore interesse per giocattoli stereotipati per maschi, quali automobili, trenini e videogiochi, mentre le femmine vengono indirizzate verso giochi neutri, quali giocattoli relativi alla cucina e al cibo, seguiti da giocattoli stereotipati per il genere femminile ( bambole ). E’ evidente quindi che le differenze tra il genere maschile e femminile sono il frutto dell’assorbimento di una cultura diversa che la società ha imposto fin dall’infanzia. Questo diverso modo di approcciarsi con differenti giochi ha progressivamente contribuito a distinguersi sul diverso modo di agire, pensare, emozionarsi e relazionarsi e ha influito sul potenziamento di abilità differenti. Probabilmente quindi, se non fossimo stati indirizzati verso la scelta di giocattoli così differenti e anche la pubblicità non avesse influenzato così tanto distinguendo i giochi da maschio da quelli da femmina, non saremmo poi cosi diversi.
RispondiEliminaSì, ma perché allora la civiltà ha sviluppato nella storia due modi diversi di giocare, quello maschile e quello femminile? Possibile che non esista una base solida per queste differenze? Giovanotti, signorine, vi sentite davvero profondamente identici al di là delle sovrastrutture culturali che avete assorbito?
EliminaRiguardo gli studi riportati dal documento 1, il quale dimostra che i maschi e le femmine posseggono sin dalla nascita degli stereotipi, al giorno d’oggi non è più così perché il gioco non dipende più dalla sterotipizzazione di genere dei giocattoli, ma da forme libere di attività. La situazione è resa più complicata dall’introduzione dei videogiochi nella vita dei bambini, i quali vedono la vita diversamente da coloro che utilizzano i normali giochi stereotipati. I videogiochi hanno effetti sui tempi di reazione e sulle capacità di coordinazione visuo-motorie, infatti come dimostrato da alcuni esperimenti i videogiocatori hanno una coordinazione occhio-mano superiore a quella dei non-videogiocatori. Nella società di oggi ci capita di vedere come i bambini sia maschi che femmine siano in grado di utilizzare strumenti tecnologici e apprendano velocemente il loro utilizzo. In questo modo si esce dai tradizionali giochi dei tempi passati, ritenuti modelli da seguire.
RispondiEliminaQuindi mi trovo d’accordo con il parere di Elena Pellizzon quando afferma che con l’aumento dell’età i due sessi si distinguano, si creino le proprie opinioni e un proprio stile di vita.
La differenza tra maschio e femmina esiste davvero?
Uomini e donne appartengono a due mondi diversi, come dice il libro di John Grey l’uomo viene da Marte e la donna da Venere. Forse tutte queste diversità non sono note al momento della nascita o nei primi mesi di vita del bambino, ma con il passare del tempo l’organismo si sviluppa, condizionato naturalmente da fattori esterni.
RispondiEliminaL’articolo 1 infatti parla chiaro. I bambini tra i 3 e i 5 anni di età si indirizzano verso giochi stereotipati maschili, le bambine invece in parte, perché restano comunque attratte da giochi neutri.
Prima dei 3 anni di età essi non sono né diretti né influenzati dalle figure parentali di riferimento ed il gioco non dipende dalla sterotipizzazione di genere dei giocattoli.
Quindi si deduce che l’influenza della società e della cultura nei soggetti in formazione è consistente.
Le distinzioni basate sul sesso sono sempre state una prerogativa più degli adulti che dei bambini. Cioè è più una caratteristica culturale del mondo degli adulti che un aspetto istintivo dei bambini.
Sono i genitori che, differenziando i giocattoli a seconda del sesso, incoraggiano quei comportamenti che ritengono più adatti.
Inoltre i due sono imitati dai bambini quando crescono e provano le prime esperienze “ da maschio “ o “ da femmina “.
Sono d’accordo con Rosin nel fatto che col passare del tempo, entra in campo il carattere del soggetto che, a mio parere, non è dovuto soltanto al modo di crescita da parte del genitore, ma anche da impressioni e sensazioni che ha avuto il bambino con la capacità visiva.
Nel campo della pittura e della scultura, ai tempi di Michelangelo, facendo riferimento al David a Firenze, si nota la forza, lo spirito di vittoria, l’astuzia, la determinazione, la potenza intellettuale e l’atteggiamento energico e spavaldo degli uomini.
Però queste qualità devono averle anche le donne se vogliono farsi strada in una società basata sulla competizione. Sempre che queste caratteristiche siano necessarie per costruire una società democratica.
Come ho già affermato, maschio e femmina non sono due universi completamente separati, se non per quanto riguarda le differenze cerebrali, come ha già affermato Valentina, comportate dalla differenza di cromosomi xx e xy. Come afferma il documento, maschi e ragazze giocano prevalentemente con giocattoli neutri più che per giochi stereotipati per il loro sesso, e talvolta capita di vedere bambine giocare con le macchinine, oppure delle ragazze con vestiti e svaghi tipici dei ragazzi e viceversa, anche se molto meno di frequente.
RispondiEliminaQuesto a causa della società. La società infatti crea degli stereotipi che ci vengono inculcati in testa e che recepiamo anche passivamente, tramite la pubblicità ad esempio. Sono questi stereotipi che ci portano ad essere quello che dobbiamo e che ci dicono di essere, perché non esiste più alcuna libertà effettiva. Se si è diversi si viene emarginati, e l'uomo essendo una creatura sociale cercherà in ogni modo di non giungere alla solitudine. Non ci è possibile vestire o avere qualcosa di diverso, perché quella stessa cosa la possiedono altre centinaia se non migliaia di individui, come effetto del mercato globale e del consumismo.
E così anche per i giochi dei bambini, le differenze tra uomo e donna, vengono create dalla società in base a ciò che essa decide. Alle bambine vengono attribuite le bambole e ai maschi le macchinine perché questo è quello che ci viene fatto vedere. Come tuttavia il documento può provare, quello che ci viene offerto non è sempre quello che vogliamo avere.
Il documento postato evidenzia che i bambini al di sotto dei tre anni sono attratti dai giochi neutri, poi inizia il divario tra i due sessi: i maschi si concentrano sullo stereotipo dei giocattoli maschili, le bambine rimangono attratte sia da giochi per maschi, sia da giochi neutri, sia da quelli per femmine.
RispondiEliminaNonostante ci sia chi dice che è superfluo e banale dire che l’uomo non pensa ma agisce, io sostengo la mia tesi del commento precedente, in quanto si può cogliere un messaggio subliminale spiegato da Valentina nella frase in cui afferma che, le differenze tra maschio e femmina, sono anche celebrali.
Senz'altro la società ci condiziona ma la base di tutto sta nel cervello di ognuno.
Biologicamente l’uomo e la donna hanno mentalità diverse.
È vero che se un maschio convive con due genitori gay potrebbe venire influenzato da essi, ma chi ha una famiglia normale da dove tra questa tendenza? Sono i genitori che mettendogli nelle mani una barbie gli cambiano la vita? Può anche essere, ma non in tutti i casi. Dipende dalla costituzione celebrale che porta a determinate tendenze, sta a noi poi decidere se portarle avanti o meno. Anche perchè i bambini nei primi anni stanno bene con tutti, in teoria. La distinzione di genere avviene più tardi.
Il discorso età è importante: dai tre ai cinque anni si parla di influenze di società, cultura e figure di riferimento.
Rifletterei su quel giocare a pallone: solo calcio? E tutti gli altri giochi? Le bambine, addirittura, mettono all’ ultimo posto i giochi tipicamente femminili. Non fanno quindi una vera e propria selezione di giocattoli, sono in un certo senso più libere e indipendenti, poi vengono influenzate dalla società.
Quando le donne indossavano solo la gonna, che modelli di giochi avevano? È nato da lì lo stereotipo? E adesso che portano i pantaloni, perché le bambine sono attratte ancora dalle barbie con bei vestiti? Perché coesiste la barbie californiana in shorts e la principessa fiabesca ? È dunque la società a determinare la mentalità maschile e femminile?
Pensiamo ai tipi di gioco che riproducono gli stereotipi degli adulti, anche perché è la società stessa a perpetrarli.
La bambina gioca alle attività domestiche, il bambino a calcio o alle costruzioni.
Questo è uno stereotipo che nasce dalla suddivisione dei ruoli dell’antichità. La donna raccoglie, cucina si occupa dei neonati; l’uomo caccia perché ha una costituzione più robusta.
Da sempre c’è stata la necessità da parte della società di assegnare dei ruoli, ed essi vanno attribuiti in base alle mansioni a cui si è maggiormente portati, per vivere al meglio. Questo modello è poi diventato una sorta di legge naturale per la quale nessuno si è mai posto la domanda che fosse giusto o no, viene dato per scontato, si è insinuato con un lento processo. Se le donne hanno lottato tanto per ottenere gli stessi diritti degli uomini è perché qualcuno si è reso conto dell’esistenza di queste leggi naturali, perché sono state escluse da tutti i campi in cui potevano svilupparsi caratteristiche maschili.
Come afferma Giulia: quello che ci viene offerto non è sempre quello che vogliamo avere.
Infatti quando guardavo i cartoni delle barbie mi veniva presentato lo stereotipo bionda occhi azzurri, ma appena mi sono trovata davanti una barbie mora ho detto “ciao ciao” alla bionda.
Secondo me non spetta tanto ai genitori scegliere i giocattoli, a loro basta porre dei limiti e decidere i soldi da spendere. Finché seguiamo la pubblicità però, è impossibile non venire influenzati. Essa infatti è il seguito delle sopracitate leggi naturali.
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RispondiEliminaI genitori nella scelta dei giocattoli dovrebbero essere il più "imparziali" possibile e dovrebbero cercare che i loro figli scelgano da soli i propri gusti. Con questo non voglio dire che debbano viziarli, ovvero comprare loro tutti i giochi che vogliono, anzi, dico solo che non devono cercare di imporre loro certi stereotipi, perché sennò rischiano che una volta cresciuti, essi cerchino di fare altre cose, magari sbagliate e che soprattutto lo facciano di nascosto. Questo non vale solo per i giocattoli, ma vale per la vita in generale. Quante volte abbiamo sentito di genitori che magari sono appassionati di sport e che cercano di tramandare assolutamente la loro passione ai propri figli,a cui invece non interessa nulla di quella cosa. Essi non lo vedono come un consiglio ma lo vivono come un'imposizione. Oppure quante volte abbiamo sentito di mamme o comunque genitori che trattano i loro figli come principi e li chiudono in campane di vetro, non sapendo che così provocano loro solo del dolore e che li allontanano dai loro amici. Quindi ripeto che i genitori nella scelta dei giocattoli e nella vita in generale, devono cercare di indirizzare i propri figli verso la loro strada senza farsi influenzare da fattori esterni, ascoltando però dei consigli che li possono aiutare.
RispondiEliminaIl documento in oggetto riporta ricerche effettuate con lo scopo di evidenziare il comportamento maschile e quello femminile, dall' età di soli tre anni. Leggendo il documento si può capire come bambine e bambini siano attratti da giocattoli neutri, e non stereotipati per genere. Questo può aiutarci già a trarre delle ipotesi, ovvero possiamo pensare che se si prende un maschio e una femmina che non siano ancora condizioni da tutti i fattori esterni e non siano posti all'interno di una società, essi non sono così differenti. I bambini sono attratti da oggetti e giocattoli che piacciono visivamente, e questo comporta a scegliere in base a un gusto personale. Se si prendessero bambini con un età maggiore molto probabilmente essi tenderanno a scegliere giochi stereotipati per genere, questo perché incosciamente man mano che si cresce si entra nella cultura della civiltà e questo comporta a fare scelte che sono condizionate da fattori esterni, ovvero da prototipi che si imposti nella società.
RispondiEliminaIl documento fornitoci dal prof. ci mette davanti a una domanda che chiunque di noi, almeno una volta nella vita, si è posto: esiste una reale differenza tra uomo e donna, visibile, quindi, sin dalla prima infanzia, che va intensificandosi con la crescita, o maschi e femmine nascono nascono in effetti uguali ed è la società a definirne il comportamento durante tutta la fase di maturazione dell'individuo?
RispondiEliminaViene infatti, in questo documento, analizzata una statistica , dalla quale sembrerebbe che in tenerissima età i gusti dei bambini siano tutto sommato non così divergenti come saranno una volta cresciuti, sembrerebbe infatti che ci sia una certa tendenza delle ragazze a preferire i giochi cosidetti neutri, rispetto a quelli convenzionalmente femminili.
Ma nonostante queste conclusioni, è evidente che sin da un età nella quale un bambino non ha ancora sviluppato la propria personalità, né ha una reale capacità di prendere decisioni e fare delle scelte, le preferenze in fatto di giochi sono comunque abbastanza marcate.
Si può perciò dedurre che siano solamente i fattori esterni, che possono essere rappresentati dai genitori, come dalla televisione, (che in questo periodo storico influenza le decisioni di un bambino forse più dei genitori stessi) a influenzare effettivamante le sue scelte, e se inizialmente le influenzano solo parzialmente, possiamo notare come progredendo nel tempo tendano a differenziare sempre più la pesonalità di un maschietto rispetto a quella di una femminuccia.
Cercando, quindi, di trarre delle conclusioni e per tentare di dare un senso più tangibile a questa statistica (poi i casi possono chiaramente variare in base a ogni singolo individuo e all'ambiente che lo circonda) si può quindi affermare che che in tenerissima età la personalità di un bambino inizi solamente a essere formata dai fattori esterni, ma che gli stereotipi iniziano ad assumere maggiore importanza solo crescendo e prendendo coscienza di quali siano i paletti che la società in cui viviamo ha piantato dopo millenni di civiltà, e che quindi la differenza tra uomo e donna sia diventata pressochè biologica in quanto i modelli di comportamento ormai sono talmente radicati nella società stessa da essere quasi imprescindibili.
Nell'osservare la tabella fornita dall'Istat nel secondo documento, si possono trarre delle considerazioni alquanto interessanti.
RispondiEliminaNell'età compresa fra i 3 e i 5 anni si nota come entrambi i sessi nella maggior parte dei casi, come prima scelta, tendano ad indirizzarsi verso giochi stereotipati per genere: i trenini e le automobiline per i bambini, le bambole per le bambine.
Successivamente, durante la crescita la maggior parte dei maschi tende ad indirizzarsi verso modelli stereotipati maschili, mentre nelle bambine suscita l'interesse verso i giochi neutri ed addirittura verso quelli maschili.
A questo punto ci si deve porre una domanda: i bambini fin dalla nascita hanno l'istinto di scegliere dei determinati giochi oppure sono i genitori, la società e la cultura ad influenzarli?
Senza dubbio, sarebbero tanto assurdi quanto rari i casi di genitori che comprano una bambola per far giocare il proprio figlio maschio.
Ciò significa che in parte nella scelta dei giochi, i bambini subiscono delle influenze.
Dobbiamo tenere conto, però, di un'altra variante, cioè i gusti personali.
Sembrerà banale, ma dallo studio si nota come i maschi siano in gran parte attirati dall'estetica del gioco: il pallone, la macchinina, il trenino.
Nelle femmine possiamo trovare un riscontro nel primo documento, dove la cosiddetta "Barbie" è costruita in modo tale da attirare l'attenzione delle bambine con accessori e stile.
La differenza sta nel fatto che queste ultime non si soffermano solo nell'aspetto esteriore: infatti con il passare degli anni, tendono ad interessarsi ai giochi neutri come i giochi di ruolo e da tavolo i quali necessitano anche di applicazioni cerebrali.
Dunque, se si vuol provare a dare una risposta alla domanda, si può constatare come sia la composizione cerebrale dalla nascita, sia l'influenza di agenti esterni condizioni i bambini piccoli nella scelta dei diversi giochi.
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RispondiEliminaLeggendo e studiando il documento dell’ISTAT è possibile notare che i bambini e le bambine durante i primi tre anni di vita non siano poi così attratti da giocattoli stereotipati per sesso, bensì liberi di divertirsi tramite qualsiasi attività ludica.
RispondiEliminaSuccessivamente a questo periodo gli stereotipi presenti nella società fanno sì che nella maggior parte dei casi i maschi e le femmine siano attirati da realtà differenti, per esempio il pallone e le automobiline per i bimbi e le bambole per le bimbe.
Quindi i bambini sono o non sono creature identiche all’origine e che peso ha la società su di esse? Le divergenze che si individuano nell’età adulta sono causate dall’ assorbimento di una cultura?
Ritengo scorretto dire che uomo e donna alla nascita siano creature identiche poiché già dai primi giorni di vita presentano differenze fisiche e cerebrali. Inoltre l’esperimento è rivolto ad individui che non hanno ancora acquisito la capacità di ragionare e quindi non riescono a distinguere ciò che appare maggiormente interessante e ciò che lo sembra meno.
Sicuramente la società e la cultura incidono nella crescita di un individuo che assorbe i canoni che gli vengono presentati dagli usi e costumi della popolazione in cui vive, dall’insegnamento che riceve dai genitori o dagli insegnanti, dalla pubblicità, dalla moda, dalla musica, eccetera, ma di certo le divergenze tra uomo e donna derivano anche dalla conformazione fisica, da ormoni che raggiunta l’età adolescenziale alterano notevolmente l’organismo, basti pensare al Testosterone che secondo uno studio permette all’uomo di essere molto più energico della donna in determinate circostanze, per esempio sportive e infatti in nessun sport, a parità di età, condizioni fisiche e allenamento una o più donne è riuscita a battere un record maschile, come correttamente afferma l'indice dei record mondiali sportivi.
“L’amore è una trappola,[…] il tempo corrode la passione decretandone la fine”, scrive Massimo Recalcati in “Non è più come prima”.
RispondiEliminaRiflettere sull'eternità dell’amore per una persona nel primo periodo nel quale frequenta un altro individuo può sembrare molto semplice: l’amore è eterno, è un “per sempre”, è la luce nel buio. Capire e decidere se questa sia la verità nel senso generale, però, non è altrettanto semplice. Non si può negare che i dati danno un’immagine molto concreta delle relazioni presenti nella corrente quotidianità e del loro esito, molto spesso, macabro: i divorzi aumentano e le storie d’amore che terminano con delitti passionali sono all'ordine del giorno.
Una storia d’amore, appunto. Come tutte le storie, con un inizio e una fine e con una trama più o meno fitta, più o meno coinvolgente, ma che prima o poi termina e non molto spesso con il “ e vissero felici e contenti”.
Se vale per le donne, vale anche per gli uomini. Recalcati scrive ancora: “l’uomo fatica a ritrovare nella donna, divenuta madre, la donna che lo aveva fatto innamorare; la donna identificando l’uomo come padre della famiglia resta sessualmente insoddisfatta”.
Gli stereotipi della donna che si prende cura della famiglia e dell’uomo padre della stessa, nel senso affettivo e nel senso più autoritario, sono ancora frutto delle relazioni con il mondo esterno.
Tutto quello che Recalcati sostiene è una serie di processi mentali e scientificamente provati che spiegherebbero come l’amore provochi offuscamento e una sorta di sonno della ragione causato da particolari meccanismi del nostro organismo, che portano ad effetti importanti sull'analisi critica dell’individuo.
Finalizzare tutto alla scienza, però, appare artificiale.
Prima di tutto, gli individui non sono composti da ingranaggi che si muovono meccanicamente senza un minimo di soffio vitale, ma da reali emozioni e sensazioni.
La continua ricerca dell’altro, nel senso di opposto, appare come qualcosa di soddisfacente e di assolutamente importante per trovare una sorta di stabilità.
La ricerca appare faticosa, a volte deludente e quando si fa meta sulla parte di campo dell’avversario cala la vittoria emotiva più importante: essere stati così bravi da conquistare con tutte le proprie forze un altro corpo, altre emozioni, altri punti di vista.
La meta è l’amore. Fine. Peccato che la vita reale non sia sulla carta e quella fine in realtà poi non ha il punto, poi la partita continua e le mete da fare sono ancora tante.
Uomo e donna, due campi diversi e opposti. La prima meta, di nome amore e le altre forse famiglia, figli e molto altro.
Poi arriva la parte della partita dove non è più uno scontro a chi fa meta prima, ma a chi si stanca per ultimo di correre continuamente nell’ altra parte di campo, raccogliere un briciolo di apprezzamento e tornarsene indietro per poi ricominciare.
Il mondo esterno fa parte certamente del gioco, gli anni passano e i valori cambiano. Basta pensare alle coppie che arrivano ai cinquant'anni d’amore che si sono sposate tempo fa e alle coppie di oggi che dopo pochi mesi o anni decidono di abbandonare la missione.
Ma quei cinquant'anni sono stati tutti cinquanta, nei singoli minuti, ore, giorni, mesi e anni d’amore? La risposta non può essere positiva.
Questo sentimento dell’uomo o della donna, anche se visto da due diversi punti di vista, è destinato ad ecclissarsi insieme al desiderio nei confronti dell’altro come i personaggi dell’ Orlando Furioso di Ariosto: una volta raggiunto il loro oggetto del desiderio lo abbandonano per cercarne un altro, e un altro ancora. Insoddisfatti all'infinito.
Non concordo pienamente con ciò che c’è scritto nel secondo documento che ha postato il nostro professore, o meglio lo ritengo giusto fino ad un certo punto. Condivido, infatti, che l’attrazione tra i partner di una coppia potrebbe cominciare a scemare col passare del tempo, dove si può ricorrere, come dire, ad una “stagnazione del rapporto di coppia”. Questo fenomeno può accadere quando ci si abitua allo stare con la stessa persona per un lungo periodo, tanto che passare il tempo con la persona amata diventa un routine. In sostanza il rapporto acquisisce una certa monotonia, che col progredire della relazione va a peggiorare sempre più.
RispondiEliminaSicuramente, soprattutto tra le coppie di giovani, una delle cause principali è il troppo amore che i partner si scambiano nei primi tempi: ciò porta a stancarsi molto presto della relazione con l’altro “compagno di vita”.
Trovare dei rimedi che contrastino questo fenomeno, che sempre più si sta diffondendo quotidianamente tra le coppie, non è una cosa semplice, anzi alcune volte risulta impossibile. Una delle possibili soluzioni che propongono molti psicologi consiste nel ritagliarsi del tempo per se stessi , da poter concentrare negli interessi preferiti. E’ di reale importanza, quindi, dedicare del tempo agli amici a cui tieni, allo sport e, in sostanza, porsi degli spazi da persona autonoma.
La famosa frase “per sempre” che caratterizza molti rapporti giovanili è controproducente per il legame di coppia, in quanto, in qualche modo si pone una data di scadenza; il modo giusto per vivere una relazione amorosa è senza porsi dei limiti di tempo e perciò vivere l’amore giorno per giorno.
Indubbiamente il rinnovamento in una coppia è un elemento di importanza vitale: l’obbiettivo da porsi è quello di riconquistare la persona amata ogni giorno.
Mi trovate completamente d’accordo con il messaggio che il documento vuole mandare.
RispondiEliminaI rapporti amorosi di oggi, secondo il pensiero dei giovani è solamente un amore liquido, che non si fonda su basi solide, e non intrapresi per costruire un qualcosa di molto più profondo che va ben oltre il piacere e il desiderio. I ragazzi di oggi intraprendono relazioni con l’unico scopo di soddisfare i propri piaceri sessuali, travisando completamente, a mio avviso, il vero significato della parola amore e del verbo amare, senza rispettare il vero essere della persona che si sta frequentando e trattandola appunto come una merce, un giocattolo.
Considero inutile quindi che le coppie di oggi si chiamino reciprocamente amore e si facciano regali, come simbolo del finto impegno che si sono presi l’uno verso l’altro. Queste forme di relazione sono una totale presa in giro. Le persone che considerano l’amore una trappola, sono persone che non hanno alcuna voglia di mettersi in gioco per vedere cosa riserva e come si evolve il rapporto con la persona di cui si è innamorati, crescere in un rapporto significa anche maturare ed imparare a rispettare l’altro; per tanto le persone che cambiano ripetutamente ragazza/o, sono persone che non hanno stabilità interiore e che difficilmente accettano di mettersi a disposizione delle esigenze del partner perché vogliono soddisfare solamente i propri piaceri. Ci sono anche i rapporti sinceri, che dopo un primo periodo diventano routine quotidiana, ma dove i partner si ricordano ogni giorno del perché hanno fatto quella scelta e si riconoscono in essa. Non sono i regali o le frasi dolci a fare la differenza, ciò che fa la differenza è la persona con cui si sta assieme. In questi rapporti potrà affievolirsi la fiamma della passione, ma certamente non si spegnerà, anche se alcune sere le si passano insieme distesi sul divano a guardare il televisore.
Oggigiorno viviamo in un'epoca nella quale per ogni atteggiamento umano vengono svolti degli studi per dimostrare le diverse teorie comportamentali. Ad esempio, l'uomo fisicamente è più forte della donna. Le differenze fisiche sono molteplici, già dalla nascita, ed è evidente che i due sessi non possono essere considerati come una cosa identica.
RispondiEliminaLa psiche è differente, infatti, alcuni studi condotti dimostrano che il sesso femminile si sviluppa in un arco temporale più breve, 13-18 anni, rispetto al sesso maschile, che va dai 16-22 anni. Questo spiega la tendenza delle coppie ad avere differenze d'età che tendono ad equilibrare lo Squilibrio.
Il documento "Non è più come prima", scritto da Massimo Recalcati, si sofferma, a mio parere, su una visione meccanica della relazione sentimentale e dell'Amore, con la quale non concordo, anche se non del tutto.
L'innamoramento è la parte iniziale, impeccabile, un sentimento che eleva mentalmente e trasporta oltre l'orizzonte. Suscita fervore, affiatamento, imbarazzo, ma questo sentimento non è autosufficiente e va coltivato e curato.
La vita di coppia oggigiorno è stereotipata diversamente da qualche decennio fa. Ora tutto si basa sui beni fisici e oggetti materiali, il bisogno dei quali è assolutamente risentito nella vita sentimentale, per capacitarsi del sentimento altrui. Col passare del tempo si tende a tralasciare le belle qualità personali e a soffermarsi sui difetti che ognuno ha, avendo così una fase di allontanamento che porta al totale distacco. Inoltre, si tende a sottovalutare la sensibilità, intesa come benessere, di un individuo e ciò fa sì che esso rimanga insoddisfatto mentalmente, cadendo nella trappola del "Nuovo".
Le parole "ti amo", nell'epoca attuale, vengono dette con troppa facilità e dimestichezza, che perdono il proprio valore. Nella quotidianità diventano un fattore automatico. Come detto dal mio compagno Federico, la relazione deve essere vissuta giorno per giorno, soffocando gli istinti naturali, sacrificandosi e riconquistando la persona amata. Questo può portare a soddisfare le proprie aspettative di un rapporto duraturo ed essere, in aggiunta, produttivo sul campo emotivo.
Ora ciò che dovremmo chiederci è: qual'è il tipo di relazione il quale ci andrebbe a soddisfare? E quanto saremmo disposti a sacrificare per il cosiddetto "compagno di vita"?
"L'amore è una trappola, un inganno, una illusione destinata a sciogliersi come la neve al sole", "Il tempo ne corrode la passione, ammazza inevitabilmente l'entusiasmo che circonda l'emozione del primo incontro". Questo è quanto afferma Massimo Recalcati, che descrive l'amore come una cosa quasi artificiale, frutto di una reazione all'interno del nostro cervello a causa della dopamina, che inibisce la nostra razionalità.
RispondiEliminaQuesto ormone è sicuramente molto importante nell'innamoramento: è ciò che ci fa accelerare il battito quando guardiamo quella persona negli occhi, è ciò che ci fa sentire il vuoto allo stomaco e ci fa formicolare le membra. La sensazione è tuttavia destinata a scemare pian piano, ma è cosa fondamentale, un input per l'inizio di un amore. Chi si vorrebbe innamorare se non provassimo un piacere intenso (riferito alla sensazione fisica comportata dalla dopamina) a stare con quella persona?
Ma una volta esaurita la dopamina, finito l'innamoramento, finisce anche l'amore? Assolutamente no. L'amore è una dedizione esclusiva nei confronti di quella persona che ha suscitato in noi quelle sensazioni, l'amore è la felicità che scaturisce al rendere felice l'altro, è anche sacrificio per il suo bene.
Il forte affetto provato resiste al tempo, anche se la relazione diventa monotona e abitudinaria. Il partner resterà al nostro fianco per sostenerci.
L'essere umano ha infatti bisogno di stabilità, per questo il cambiamento continuo del partner (ipotesi introdotta da Recalcati nel documento) al fine di non cadere nella routine e per provare in continuazione la piacevole sensazione iniziale del nuovo, non porterebbe alla felicità dell'individuo, che si troverà solo alla fine, dopo l'ennesima avventura.
Leggendo il documento postato mi trovo in disaccordo con diverse affermazioni esposte. Infatti credere che la routine possa prenda il soppravvento in tutte le coppie penso e credo sia una generalizzazione. Sembra apparentemente vero che nella fase dell’innamoramento la produzione degli ormoni che regolano l’attrazione è diversa rispetto alle fasi successive, in realtà è la storia che assume una forma diversa più matura e razionale; sta nella coppia continuare ad alimentare la passione. Tutto ciò comporta duro lavoro, certo sarebbe più facile sostituire i legami con “connessioni” come afferma il sociologo Bauman, e in seguito disconnettersi appare solo un gioco. Infatti oggi siamo esposti a molte tentazioni, rimanere fedeli non è scontato, è necessario perciò coltivare i sentimenti.
RispondiEliminaRinnovare il rapporto quotidianamente, sostenersi, aiutarsi, rispettarsi e amarsi cercando sempre di divertirsi come all’inizio, potrebbero essere azioni in grado di sostenere la coppia.
L’amore richiede tempo ed energia, oggi è più facile ricompensare la nostra mancanza di attenzione e compassione in modo superfluo magari comprando un semplice regalo. L’amore, però, non si trova in un negozio. È necessario ascoltare chi amiamo e dedicare il nostro tempo ad aiutare l’altro nei momenti difficili e andare incontro ai suoi desideri. Forse ciò che ci terrorizza oggi è proprio l’idea che un legame si solidifichi. Stare insieme è visto come una potenziale trappola.
È veramente il tempo una minaccia per l amore? può questo sentimento ritenuto da molti eterno, indistruttibile, sgretolarsi invano sotto la pressione del tempo, considerato un nemico dalle coppie, perché porta con sé monotonia, routine e noia?
RispondiElimina“Il tempo ne corrode la passione decretandone la fine, declassandolo a un’ amministrazione di beni e di servizi. Dopo i primi sconvolgimenti estatici provocati dall’influsso della dopamina su certe zone del cervello, ogni legame amoroso si appiattisce in una routine senza desiderio” afferma Massimo Recalcati in “Non è più come prima”, ritraendo l’amore come un’illusione destinata a svanire sotto l’azione corrosiva del tempo, sottolineando la soppressione dell’entusiasmo delle coppie che si manifesta nella ricerca del Nuovo, sinonimo di felicità e realizzazione. L’innamoramento è solo una fase transitoria tra l’incontro e la noia reso travolgente, euforico dalla dopamina, un ormone che annebbia le zone celebrali del giudizio e dell’analisi critica, e con il suo esaurimento cessa l’amore.
Si può analizzare scientificamente l’amore? Si può veramente dimostrare che il tempo distrugge questo sentimento con il cessare della dopamina?
Assolutamente no.
Certo il tempo crea monotonia, ma questa non è sinonimo di rassegnazione, infatti l’affetto tra i due partner può resisterle, alimentando il sentimento che gli unisce giorno per giorno; sicuramente la nascita di un bambino porta degli sconvolgimenti nella coppia, molte volte infatti l’uomo si sente trascurato dalla donna attenta maggiormente alle esigenze del neonato e ricerca la figura della sua compagna in un'altra.
Ma è proprio necessario cambiare partner per tener viva la propria vita passionale, in alcuni casi seguendone una parallela rispetto a quella della coppia come nel caso degli amanti? O alle prime difficoltà create dal tempo alcune persone si arrendono e cedono al tradimento, cioè alla “via più semplice” per risentirsi vivi, usandolo come scusante?
L’amore non è certo un sentimento facile da vivere, da tenere vivo, perché si sa il “per sempre”non esiste ma non per questo non si può cercare nel proprio piccolo di crearlo.
Ha dell’incredibile la capacità di queste statistiche di riuscire a rappresentare la realtà in modo così drastico e pessimistico, ogni elemento della vita, analizzato e spiegato da un semplice grafico, sembra qualcosa di assoluto senza una minima sfumatura. Certo sono risultati di esperimenti e analisi, difficilmente confutabili da una persona comune; ma riesce complicato ed inverosimile pensare che la vita o una qualsiasi sua componente si muova in maniera così rigida senza adattarsi a caratteri, diversità ed esperienze le quali sono alla base dell’unicità di ogni individuo, come è stato ripetutamente spiegato nei commenti riguardanti i precedenti documenti. Eppure le strade enunciate da Recalcati sembrano non lasciare scampo, sembra che non ci sia un possibile equilibrio tra la funesta fine che spetta ogni rapporto e il totale disinteressamento.
RispondiEliminaE’ molto interessante, però, il punto di vista di Nataly sul fatto che il sentimento in questione sia come una pianta, esso sboccia, nasce quasi dal nulla, anche nel documento viene definito come uno stravolgimento, ma alla stregua di ogni altra pianta va curato, dissetato, nutrito e, se necessario, trapiantato. E’ questa la realtà. Una relazione ,qualsiasi sia l’ambito in cui è collocata, va perfezionata a seconda delle situazioni che si presentano con il tempo; essa è una continua lotta per evitare di sfociare nella monotonia e nella sua stessa sterilità. Qualsiasi sia l’ostacolo che si presenta esso va combattuto dalla coppia, va analizzato, capito e in qualche modo risolto, insieme. Magari, così facendo, si reimparerà a scoprire e capire l’altro, dando nuova vita allo stesso seme che aveva, in precedenza, posto le basi del rapporto.
Il libro scritto da Massimo Recalcati “ Non è più come prima” riflette dell’amore che dura, delle sue pene e della sua liberazione, ma non si occupa della fine degli innamoramenti che finiscono in un breve termine.
RispondiEliminaRitornando al documento, penso che ci siano alcuni punti interessanti che concordo. Ad esempio della famiglia moderna, e cioè quella famiglia che distesa sul divano si perde in un mondo virtuale, magari disinteressandosi completamente del figlio. Questa è un comportamento totalmente negativo, che infatti alla lunga comporta mancanza di comunicazione e conversazione con il proprio partner, quindi al separamento. A sostegno della tesi da me proposta, il quotidiano Libero afferma che nel 40% dei casi, di divorzi, è colpa di Whatsapp, Facebook e gli sms. Il matrimonio è una scelta: o decidi di rimanere fidanzato con il tuo partner, oppure ti unisci insieme a lei o lui per formare una famiglia. Ma se si sceglie la seconda opportunità, dopo non si può più tornare indietro, o meglio si può, ma devono essere posti in essere alcuni adempimenti, come appunto il divorzio. Questo legame affettivo nasce da un amore senza confini, in età giovanile, ma con il passare del tempo assume un andamento decrescente. Infatti, è come se questi innamorati perdessero la voglia di stare insieme, come se volessero che gli venga ritagliata una fetta di libertà, qualcosa che gli svuoti la mente e li faccia riflettere. Poi però mi trovo in disaccordo su quello che dice la mia compagna di classe Myra Vanin, cioè quando afferma che i ragazzi di oggi intraprendono relazioni solo perché vogliono soddisfare i propri piaceri sessuali. Penso che sia del tutto normale, perché è pure anche quello un modo per dire “ti amo” e la donna non viene utilizzata come un giocattolo, per il fatto che si è arrivato ad avere un rapporto sessuale dopo aver discusso a lungo con la tua partner, dopo che la partner ha fatto, per il suo istinto, una cosa giusta. Ritornando al testo, non sono d’accordo con l’affermazione “questa menzogna ci costringe a vivere alla ricerca affannosa del Nuovo”. A mio parere, dopo la nascita di un figlio, il desiderio erotico di un rapporto sessuale scompare e se si riesce a sorvolare su queste piccolezze e a condurre un rapporto felice senza interruzioni e riuscendo a tramandare al proprio figlio questo amore reciproco, allora sì che si vive bene.
È chiaro: il documento offre una visione disincantata dei rapporti di coppia, un punto di vista totalmente negativo riguardo al “per sempre”. “L’amore è una trappola, un inganno, una illusione destinata a sciogliersi come la neve al sole, l’effetto di un sonno della ragione, di una impostura, di un trucco neuroendocrino. Ogni amore conosce la sua agonia prima o poi rivelando la sua natura di artificio. Il tempo ne corrode la passione”. Come si può dare torto all’autore Recalcati? Se non per la propria esperienza personale, almeno per le statistiche generali. I dati indicano un aumento di separazioni e divorzi insieme ad un vertiginoso calo della celebrazione di matrimoni, evidenti sintomi di come l’amore abbia perso il suo significato in virtù di nuovi valori, sia positivi che negativi. L’autore però legge in chiave catastrofista questi dati, teorizzando quanto tutti sarebbero più felici, costantemente sotto l’effetto degli ormoni dell’innamoramento, se non si fossero legati stabilmente ad una persona, ma potessero, a bisogno, cambiare il loro compagno. La tesi esposta potrebbe considerarsi veritiera, se la psiche umana fosse in grado di ignorare totalmente il suo passato, di dimenticare le particolari sensazioni provocate da una certa persona, ma soprattutto se il cambiamento non fosse un piccolo o grande trauma.
RispondiEliminaSe l’innamoramento è una questione di dopamina, ed è destinato nel tempo a scemare e non essere più percepibile, la scelta di convertire questa sensazione in un vero sentimento spetta semplicemente all’arbitrio di ognuno. Quando questa sostanza viene a mancare, per scelta personale la passione non finisce e così si passa dall’innamoramento all’amore. Una condizione di innamoramento perpetuo si potrebbe rivelare molto faticosa per la coppia, che vivrebbe sempre quel primo periodo della relazione in cui i due soggetti vivono in totale simbiosi e dedizione totale al partner fino a pregiudicare la propria crescita individuale.
Il documento sostiene invece che, in seguito alla fase iniziale di totale entusiasmo, ci si ritrovi incastrati in una storia che non può più dare soddisfazione, e allora l’essere umano ha bisogno di ricominciare da capo con qualcun’altro. Invece c’è la necessità di qualcosa di stabile, di un punto fermo che può benissimo essere identificato nel partner, in chi ci ha fatto battere il cuore e che lo fa ancora adesso. Sì, “ancora adesso” perché, come affermato da Federico, il rapporto deve essere rinnovato sempre; non c’è bisogno di una nuova persona per sperimentare nuove emozioni, basta riscoprire quello che ha fatto scattare la fatidica scintilla e ci ha fatto innamorare dell’attuale compagno. Metaforicamente, Recalcati suggerisce di disfarsi di un computer che abbiamo tenuto per qualche anno, e di procurarcene uno con prestazioni iniziali migliori (che comunque si esauriranno entro breve), invece di procedere all’aggiornamento di quello già in possesso, che può benissimo reggere il cambiamento. È questo il vero problema del nostro tempo: la logica consumistica che viene applicata ad ogni ambito della vita, pure dove non dovrebbe proprio stare. In amore, per esempio, nei rapporti “usa e getta”, finché fa comodo, oppure in quelli che durano parecchi anni, ma a cui si mette la parola “fine” perché non piacciono più, o perché fuori c’è sicuramente qualcosa di meglio. Certo che, se la pensiamo in questi termini, ovviamente le separazioni aumentano e si vive in costante confusione affettiva. Facciamo un passo indietro, ricominciamo a pensare che ogni rapporto che ci fa stare bene è prezioso. Paura che finisca? È normale, come tutto un giorno non ci sarà più, ma non è bello adesso? Concentrarsi sul presente, il vero segreto della felicità. “Oggi siamo insieme, domani spero ancora di stare con te, ma non ne ho la certezza. Eppure ti assicuro che farò di tutto per vederti sempre sorridere” La dichiarazione d’amore perfetta.
Leggendo il documento postato, anche io come il mio compagno Giacomo,sono rimasto senza parole, dalla freddezza, con la quale il signor Recalcati abbia illustrato un problema che tra le coppie di adesso è assai diffuso. Come già in parte ha accennato Daldin nel suo commento, questo problema varia a seconda della coppia, ovvero se si tratta di una coppia di adolescenti o comunque di ragazzi giovani e una coppia sposata da diversi anni. Nel primo caso, infatti, noi giovani,(mi prendo in considerazione anche io), cerchiamo di dare tutto il nostro "amore" subito, accorciando così la durata della relazione, se così la si vuol definire. Nel secondo caso invece, la coppia o il rapporto, come meglio si voglia indicare, rischia di diventare un qualcosa di abitudinario, ovvero una cosa che sai che c'è e che ti devi tenere per sempre. Tutto ciò va a discapito dei coniugi, in quanto essi perdono quell'entusiasmo e quell'attrazione che li aveva portati al matrimonio o più in generale all'unione.
RispondiEliminaSarebbe bello pensare, come dice Nataly, alla relazione come una pianta, che per crescere bene, ha bisogna di essere nutrita e curata; è così che dovrebbe comportarsi una coppia, attraverso anche gesti molto banali, evitando però che essa sfoci in monotonia.
Quindi anche io come Federico sono dell'idea che una coppia di cercare di vivere la relazione giorno per giorno, senza porsi davanti alcun termine e cercando di stimolarsi continuamente.
Bisogna coltivare i rapporti col mondo esterno per far fruttare l’amore.
RispondiEliminaDalla letture dei saggi e documenti e dall’ascolto di esperti posso dire di essermi fatta una mia opinione ed essere giunta a una conclusione.
Massimo Recalcati, psicanalista e autore del documento proposto tratto da un saggio sull’amore “Non è più come prima. Elogio del perdono nella vita amorosa”, parla di questo nobile sentimento distrutto dallo scorrere inarrestabile del tempo, che corrode i rapporti tra coniugi e conviventi portandoli alla quotidianità, o addirittura alla rottura.
Perché le coppie si separano? i matrimoni falliscono? e la durata dei rapporti si abbrevia? e in questa epoca si stanno sempre più disperdendo i valori che tengono unite due persone?
Perché abbiamo sempre meno tempo, veniamo soffocati dal lavoro, dall’individualismo e dalla tecnologia che ci chiude nel nostro mondo; e così facendo non abbiamo più il tempo per dedicarci agli altri, e lo spazio per diffondere il nostro amore. Mi spiego: per far fruttare l’amore, oltre ai buoni rapporti che devono coesistere fra partner o fra genitori e figli, devono esserci legami con l’esterno, con la comunità. Devono crearsi relazioni con altre persone, dare amore per riceverne, ad esempio attraverso attività di volontariato, attività sportive o culturali. Importante è anche partecipare a gruppi di formazione dove la coppia può curare il rapporto e confrontarsi con altre coppie e ricevere consigli.
Per Freud l’amore era soprattutto un fenomeno sessuale, ma sbagliava influenzato dal materialismo del diciannovesimo secolo, perché l’amore è “la radice del più intenso senso di unione con un altro essere e con un proprio simile”
Tutto questo consiste nel coltivare l’amore, evitare che appassisca all’interno del nucleo famigliare.
È difficile o quasi impossibile svolgere studi sulla psiche umana per formulare leggi inconfutabili. infatti la psicologia si trova ad operare nelle menti dell’uomo, le quali oltre a divergere l’una dall’altra, non sono in grado di essere dominate nemmeno dalla persona stessa. Perciò sono in disaccordo con questo documento già in partenza. Infatti sarebbe stato più plausibile compiere una statistica per indicare delle propensioni a cui l’uomo nella norma tende.
RispondiEliminaInoltre non sono d’accordo con l’affermazione di Massimo Recalcati, la quale sostiene che con il passare degli anni, l’amore diventi una trappola per la coppia. Questa teoria parte dal presupposto generale che gli uomini, sia donne che maschi, non sappiano apprezzare quello che ogni giorno hanno al proprio fianco o possiedono. Tutto questo avviene anche nella rapporto di coppia tra due persone, in cui ogni favore od una piccola azione svolta da un coniuge per migliorare la relazione, a lungo andare viene intesa dal compagno come la normalità. É difficile che tutto questo e qualsiasi altro neurotrasmettitore del cervello (come la dopomina) possano spezzare un rapporto se tra i coniugi vi sia una vero sentimento d’amore. In questo caso ogni coniuge agisce per far sentire meglio e parte più attiva nella relazione il proprio compagno, sapendo che poi tutto quello che egli avrà offerto sentimentalmente, gli verrà restituito. Per questo non sono nemmeno d’accordo che la nascita di un bambino possa innescare una crisi del legame da ambo i lati. Infatti entrambi i genitori cercheranno di instaurare tra loro un clima di serenità per poter educare al meglio il nuovo arrivato. Come dice il documento, è vero che l’uomo cerca continuamente qualcosa di nuovo per trovare la massima realizzazione di se stessi, ma questo “nuovo” può essere trovato nel compagno che si trova al proprio fianco.
Il documento messoci a disposizione dal prof, fa sicuramente luce su degli argomenti tanto sotto gli occhi di tutti, tanto considerati una sorta di tabù all'interno della nostra società, a causa della mentalità e della cultura da cui è contraddistinta.
RispondiEliminaL'esempio più classico di come la mente di un bambino venga uniformata molto rapidamente a questa linea di pensiero, che fondamentalmente ripudia gli argomenti trattati da Recalcati, è rappresentato dalle famose fiabe della Disney, viste da moltissimi bimbi in tenera età e che nella stragrande maggioranza dei casi terminano con la frase più scontata e banale in tutta la cinematografia del ventesimo secolo (penso non sia necessaria la citazione).
Ovviamente, crescendo, il bambino si renderà conto che ciò che gli era stato raccontato in tenera età non trova un esatto riscontro nella vita reale, ma certi dettami, certe frasi fatte, gli resteranno comunque appiccicate addosso per sempre. Questo perchè lo stereotipo del nucleo familiare composto dai due coniugi e da un numero imprecisato di bravi figliuoli ci è stato inculcato di generazione in generazione, e forse un secolo fa, o meno, si avvicinava anche alla realtà, ma certamente affermare che questo tipo di stereotipo si verifichi effettivamente nella nostra quotidianità vorrebbe dire mettersi le mani davanti agli occhi senza lasciare nemmeno lo spiraglio per sbirciare tra il medio e l'indice.
Il documento analizza chiaramente dei dati di fatto quando parla di un mondo sempre più votato ai beni materiali e al desiderio continuo di novità e rinnovamento; dei dati di fatto certo, ed in quanto tali non possono non finire per rispecchiare il nostro tempo anche sotto il punto di vista affettivo.
E questa graduale perdita dei valori morali, il voler continuamente tentare di aggirare gli ostacoli che il nostro percorso di vita ci pone davanti, poteva forse non manifestarsi anche nella vita di coppia? Recalcati è molto chiaro al riguardo, e il riferimento al mondo capitalista non è sicuramente messo lì per caso, la provocazione è chiara e ben indirizzata ad una filosofia di vita non più in grado di apprezzare un'amore sincero e profondo, che possa andare oltre alla mera carnalità, ma svilupparsi nel corso del tempo grazie alla condivisione di ogni momento, dal più banale e quotidiano, al più raro e prezioso, finendo per diventare un semplice strumento di piacere personale, sia fisico che psicologico. La ricerca del piacere egoistico e privato è quindi un fatto che come si vede fa sempre più fatica a rimanere fuori da una relazione, tanto questo bisogno ossessivo di aumentare sempre di più l'importanza del verbo avere è oramai caratterizzante del nostro tempo
Leggendo gli altri commenti mi è parso, infine, di intuire che sul fatto che l'amore vada coltivato di giorno in giorno e riscoperto in continuazione ci si trovi d'accordo in molti e io per primo, d'altronde tornando a prima, questo è ciò che ci è stato insegnato, ma sarebbe sadicamente divertente scoprire in quanti la penseranno allo stesso modo tra una ventina d'anni, qualcuno forse i suoi sogni riuscirà a realizzarli e creerà una famiglia di cui andare orgoglioso, ma chissà in quanti si ritroveranno a pensare : ”però, quel Recalcati, pensavo fosse una persona cinica e senza cuore, ma in fondo, temo avesse ragione...”
Il documento postato sostiene che “ogni amore conosce la sua agonia”, è vero.
RispondiEliminaL’amore infatti è un sentimento talmente potente che è in grado di far compiere sacrifici estremi, di sottomettersi per il bene degli altri, e questa sofferenza è in grado di durare e resistere più del tempo, se il sentimento è puro.
Ritengo però che l’appiattimento di ogni legame causato dalla dopamina sia riferito al semplice innamoramento.
“L’innamoramento è un doping destinato a smarrire nel giro di qualche mese il suo effetto”. Finché persiste si vuole una persona al proprio fianco per la sola necessità di soddisfare il sentimento che si prova in quel momento a tal punto da non poterne fare a meno. Non perché la sia ama.
Quando infatti svanisce, ci possiamo innamorare nuovamente dopo soli tre/diciotto mesi.
Forse non siamo d’accordo con il documento perché ci basiamo sulla nostra esperienza personale, facciamo riferimento ai nostri nonni e ai genitori.
Bisogna vedere l’ età delle coppie da cui sono state ricavate le informazioni.
Deduco che si riferisca a trentenni, altrimenti gli anziani vecchi e brutti non formerebbero più coppie perché non sono attratti gli uni dagli altri come lo erano una volta, e soprattutto dubito che tutti siano in grado si utilizzare le moderne tecnologie e divorzino a causa di esse.
Ancora, “È un dato di fatto: le coppie si separano.” Ma dai? Non è così da sempre? Anzi prima non esistevano nemmeno.
Massimo Recalcati sostiene che le crisi sono spesso causate dalla nascita di un bambino. Penso invece che il desiderio erotico venga sostituito dall’ amore per la moglie/marito e il figlio, che è qualcosa di più grande. La nascita di un figlio rappresenta l’ unione assoluta delle persone, una fusione, è il frutto dell’ amore della coppia, è una cosa creata, a cui si è data vita e di cui si ha cura, qualcosa di ineffabile. Se non lo si vuole è come non amare parte di sé stessi.
Secondo Francesco Alberoni gli innamorati si sottopongono a delle prove di reciprocità. Ciò può portare a equivoci e anche alla catastrofe dell'amore nascente.
Se i due innamorati non riescono a creare un progetto o i loro progetti individuali sono troppo diversi e incompatibili, il processo amoroso può naufragare.
Questa potrebbe essere una causa di divorzio. (Poi ci sono le cause più scontate come l’impossibilità del mantenimento economico). Ma non è già sufficiente affrontare insieme le difficoltà poste dalla vita?
Chi ogni giorno condivide la propria quotidianità col partner, anche se considerata monotona, conduce una vita felice lo stesso, perché dopo una certa età si è stanchi e non si hanno più le forze di continuare ad esplorare e sperimentare, inoltre il lavoro non lo consentirebbe.
Dopotutto “Se i legami sono tritati dalla logica del Nuovo che rende lo Stesso”, che senso ha cambiare sempre relazioni? Tanto vale vivere in monotonia da subito.
Diventa scontato il poter contare sull’altro al momento del bisogno, e non solo: con una grande perdita ,ci si sente vuoti all’ idea di non rivederlo/a mai più, e ci si rende conto di aver già esaurito il tempo a disposizione da trascorrere con la persona amata.
Quindi non penso che molti rapporti siano destinati a concludersi secondo le modalità descritte dal documento, tutti cercano di impegnarsi per “vivere felici e contenti”, le separazioni sono dovute ad una molteplicità di fattori in parte anche più complessi di quelli che ci sono stati presentati.
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RispondiElimina“ Le coppie si separano, i matrimoni falliscono, la durata dei legami si abbrevia” scrive Massimo Recalcati nelle pagine del libro “Non è più come prima”. E’ questa una realtà che si sta affermando sempre di più nell’epoca in cui viviamo. E’ facile l’inizio di un legame coniugale o di convivenza: la voglia di conoscersi l’entusiasmo della scoperta, i battiti al cuore. Insomma si mostra la parte migliore di se stessi. Infatti, i due amanti attraversano una prima fase di innamoramento, nella quale stimolati dalla dopamina, un ormone che attiva le spinte più irrazionali ed euforiche, sono attratti sessualmente, condividono lo stesso letto e le medesime emozioni, costruiscono progetti di vita e sogni che si vorrebbero realizzare in futuro. L’amore sembra quindi una forza straordinaria, sublime ed eterna, capace di dominare il mondo, come descritto nelle favole. Ma si tratta davvero di una felicità destinata a protrarsi nel tempo? La risposta sembra plausibile, tuttavia è dimostrato che l’innamoramento tende a svanire nel giro di poco tempo. “ Il tempo ne corrode la passione, decretandone la fine […]. Dopo i primi sconvolgimenti estatici provocati dall’influsso della dopamina su certe zone del cervello ogni legame amoroso si appiattisce in una routine senza desiderio”, scrive ancora Recalcati. E’ vero, dopo i primi mesi la relazione provoca insoddisfazione, noia e nascono le prime incomprensioni e i primi conflitti. E’ qui che si arriva al punto cruciale: si passa dalla fase dell’innamoramento a quella dell’amore, nella quale si inizia a conoscere anche i lati oscuri di una persona, ma nonostante i mille difetti la si accetta per quello che è, perché l’amore non è solo ragione di esaltazione, ma anche di abbrutimento e non si basa solo sul semplice erotismo. Bisogna quindi trovare un punto di incontro tra i due coniugi e lottare ogni giorno per superare insieme gli ostacoli che si presentano attraverso la comunicazione e il dialogo e non sviare per la via più semplice, ossia quella del divorzio e la ricerca di un nuovo partner. E’ questo quello che si sta diffondendo oggi: le relazioni non funzionano più, la maggior parte dei matrimoni si concludono con il divorzio. Questo perché, come scrive Recalcati, si tende ad uguagliare il Nuovo con la felicità. Inizialmente si trattiene ciò che procura il massimo soddisfacimento, ma la felicità è intensa ed effimera allo stesso tempo, come la gioia che si prova nell’acquisto di un oggetto di ultima generazione. All’inizio funziona perfettamente, ma quando inizia a deteriorarsi, anziché sistemarlo, si preferisce sostituirlo con una nuova versione. Ma se molti si comportassero come gli oggetti di ultima generazione per rianimare la propria vita passionale e per riprovare l’ebbrezza dell’innamoramento pensando di trovare nel nuovo partner quella pulsione erotica che era stata persa nella relazione precedente, che valore avrebbero la convivenza, il matrimonio e la nascita di un figlio? E in che modo la società ha influenzato l’uomo ad essere protagonista di relazioni così effimere e fugaci, a differenza delle generazioni precedenti in cui la pratica del divorzio non veniva quasi mai adottata?
RispondiEliminaAl cuore non si comanda si dice. Ecco che l'amore è un sentimento che stravolge tutti prima o poi, perchè anche involontariamente ci ritroviamo a provare questo sentimento che ci porta in uno stato di euforia ed entusiasmo.
RispondiEliminaL'amore e l'innamoramento di per sé, è frutto di un meccanismo che si sviluppa nel nostro cervello, in cui la dopimina sembra prendere parte del nostro sistema nervoso e ci spinge a provare tutti quei impulsi legati al sesso,al piacere e al benessere.
Massimo Recalcati, con il documento in oggetto, sembra sottolinare inevitabilmente che ogni rapporto amorso è destinato a fallire,e ogni sentimento, col passare del tempo, svanisce.
I rapporti amorosi a seconda dell'età si vivono in una maturazione diversa, in cui la coppia ,nell'età più adulta, si proietta a un proggetto di vita insieme. Ecco che le prime due tappe sono la convivenza o il matrimonio, dove la coppia può testare la loro relazione.
Per Recalcati è un dato di fatto: i matrimoni falliscono, le coppie si separano e la durata dei legami si abbrevia. Sebbene non rappresenti una verità assoluta, nel maggior parte dei casi il ''per sempre'' sembra sia appartenere solo alle favole.
Una relazione duratura ha bisogno di un impegno costante, di essere ri-generata, ri-creata e resuscitata ogni giorno, altrimenti finisce per diventare una routine e con l'assenza di ''novità'', ecco che diviene tutto un' illusione e un' abitudine.
Avviene così la ricerca del Nuovo, della tentazione, che appare come un'apertura nella routine, in cui l'individuo si sente libero. Il bisogno disperato dell'innovazione, dei cambiamenti e di dimenticare le cose durevoli è frutto di una società che vive nella soddisfazione del consumismo, rimpiazzando ciò che richiede sacrificio e lavoro.
L'amore è un sentimento che va nutrito e con nessun strumento può riparato.
essere*
EliminaMassimo Recalcati in questo articolo descrive la sua visione maggiormente negativa riguardo l’amore, collegato alle relazioni presenti oggigiorno.
RispondiEliminaEgli aggiunge “ l’innamoramento è un doping destinato a smarrire nel giro di qualche mese (dai tre ai diciotto dicono) il suo effetto “.
Questo sentimento è causato dall’intervento nel nostro cervello della dopamina, ovvero un ormone che attiva le nostre spinte razionali ed euforiche. Col tempo però è destinato ad esaurirsi dato il lungo e monotono rapporto tra i partner, infatti secondo Recalcati “ l’uomo fatica a ritrovare nella donna, divenuta madre, la donna che lo aveva fatto innamorare”.
Innanzitutto il termine “ amore ” con l’evoluzione dei tempi non cambia significato, indica sempre uno sconvolgimento emotivo e, nel bene o nel male, non ne modifica in alcun modo il manifestarsi.
Il maggior esponente del Dolce Stil Novo, Dante Alighieri, considerava l’amore come un movimento spirituale che vedeva la donna come una creatura angelicata. Questa visione della Donna Angelo serviva ad avvicinare l’uomo con un amore spirituale e non lussurioso.
Oggigiorno l’amore è spogliato della sua spiritualità, dei valori che dovrebbe assumere e il romanticismo dell’uomo è quasi del tutto scomparso.
Sento parlare di storie di ragazzi che dicono “ ti amo “ ad una ragazza solo per soddisfare i propri desideri erotici e ragazze che si fanno abbindolare non avendo una maturità tale da prendere delle decisioni importanti, di giovani che bruciano troppo presto le loro tappe, di fidanzamenti nei quali si vive già come marito e moglie, di divorzi…
Mettendo in paragone alcune relazioni presenti in questi tempi ed alcune che mi sono state raccontate da nonni e genitori, nelle quali non esistevano computer, social network e iPhone, i modi con cui le due persone si sono conosciute sono differenti. Forse si trattava, qualche anno fa, di un amore più puro e coinvolgente.
E’ una scusa chiudere un certo tipo di rapporto perché non si sentono più le cosiddette farfalle nello stomaco.
Questa è solo la prima fase della relazione. In molti, quando non provano più queste emozioni, mollano tutto, anche durante il matrimonio.
Ma i nonni e i genitori di cui parlavo prima stanno ancora insieme perché ormai hanno già creato lo stereotipato teatrino familiare? Certo che no.
Amare è anche un sacrificio e queste persone hanno imparato a sopportare i difetti del proprio partner, inoltre come già ribadito da alcuni compagni, hanno saputo rinnovare continuamente il rapporto, senza la necessità di incontrare un/a nuovo/a compagno/a.
L’amore presente nelle relazioni che vedo ultimamente è paragonabile alla bandiera che sventola in spiaggia dove siede il bagnino.
E’ rossa? Non si può andare a fare il bagno. E’ blu? Si può.
Non si amano? Si pongono dei limiti. Si amano? Tutto è lecito.
Massimo Recalcati afferma in “Non è più come prima” che l’amore sia una trappola poiché con il trascorrere del tempo la passione si corrode e di conseguenza matura il desiderio dei partner di aspirare a strade diverse tramite la certezza che tali siano maggiormente soddisfacenti. Egli dimostra come siano frequenti i divorzi, i tradimenti e i rapporti tra amanti nel 2014.
RispondiEliminaDopo tale tesi ritengo fondamentale analizzare l’andamento dei dati nel corso degli anni. Secondo uno studio dell’ISTAT, il tasso dei divorzi e delle separazioni del 2011 è raddoppiato rispetto a quello del 1995. Tale differenza dimostra che questi sono notevolmente aumentati.
Quindi perché “Non è più come prima” ?
Sicuramente l’incremento dei divorzi dipende anche dai social networks. Infatti Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti, dichiara al Times che WhatsApp è solo uno dei molti strumenti che favoriscono un tradimento. I social media in generale hanno incrementato la tendenza all’ infedeltà poiché gli amanti posso scambiarsi immagini e sms rapportandosi con molteplici persone anche nello stesso momento. E’ evidente che questi mezzi innovativi permettono di rendere più semplice la comunicazione tra individui. Gassani afferma che WhatsApp viene citato nel 40% dei casi di divorzio italiani come prova dell’infedeltà del partner.
Certamente non si può attribuire la causa di tutto ciò unicamente ai social networks.
Non dimentichiamo che nel corso degli anni la donna ha ottenuto un’autonomia economica sempre maggiore, derivante dalla crescita occupazionale femminile all’interno del mercato del lavoro, rendendola meno sottomessa e indipendente dall’uomo.
Riguardo all'ultimo punto, penso che la maggiore occupazione femminile, possa essere un fattore di incremento del numero di divorzi. Magari prima le donne cercavano una sistemazione sicura per necessità economiche, ora che c'é meno bisogno non si fanno grandi problemi a firmare delle carte.
EliminaConcordo: i matrimoni non sono meno stabili di quaranta o cinquant'anni fa, semplicemente ora è più facile farli finire. Prima di tutto, il divorzo è stato introdotto nel nostro ordinamento giuridico solo negli anni '70; in precendenza, oltretutto, alle donne non era concessa neppure la richiesta di separazione o annullamento del matrimonio. Le lotte femministe e la sempre maggiore voglia di riscatto da parte delle donne ha fatto sì che queste acquisissero sempre maggior indipendenza dal marito, non necessitando più del mantenimento, e fossero quindi libere di andarsene da una relazione che non ritenevano più sopportabile. I tradimenti, ad oggi la maggior causa della fine di una relazione, sono sempre esistiti, solo venivano meglio celati: ora basta una visita sulla pagina facebook o uno sguardo veloce al profilo Whatsapp del consorte. I matrimoni falliti non sono mutati di numero, ma è aumentato il coraggio di prendere due strade differenti. Maggior indipendenza economica di tutti e due, scappatelle smascherate, un'opinione meno catastrofica sulla fine di un matrimonio sono tutti fattori che permettono di compiere questa scelta
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EliminaMi trovi d'accordo con maggior parte delle tue affermazioni. Però, a mio parere, non mi sembra che i matrimoni falliti non siano mutati di numero con il passare del tempo.
EliminaMi spiego meglio, trovo che nella società di oggi il matrimonio sia visto più come un contratto fra parti che come un legame realmente affettivo. Penso quindi che un tempo i matrimoni duraturi siano stati veramente molto superiori a quelli di oggi e questo non dipende da semplice coraggio acquisito,ma da una variazione importante dei valori e dei principi, a volte anche dei propri doveri.
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EliminaIl numero dei divorzi è sicuramente aumentato negli ultimi decenni, ma secondo il mio parere, tutto questo non è dovuto ad un cambio radicale delle mentalità della società. Esso rappresenta un'esigenza sempre viva da quando esiste il matrimonio, la cui intensità varia a seconda delle condizioni socio-economiche dello Stato in quel singolo momento. In questi ultimi anni i divorzi sono aumentati, perché la società permette ad entrambi i sessi occasioni di carriera in moltissimi campi (lavoro, sport, musica ecc.) e per questo sempre meno coniugi vogliono instaurare o proseguire vincoli con la propria parte. Perciò mi trovo ancora una volta in disaccordo con il documento di Recalcati perchè, in questo caso, egli sostiene che l'uomo è alla continua ricerca del "nuovo". Secondo il mio punto di vista l'uomo si sposa per trovare una stabilità serena per tutta la vita, ma perchè questo vincolo funzioni, non deve tarpare le ali a nessun coniuge.
EliminaDal passo tratto dal libro "Non è più come prima" di Massimo Recalcati, si possono individuare chiaramente le idee di quest'ultimo: tutto l'entusiasmo dell'amore, la felicità e la complicità di una coppia, vengono cancellati dal trascorrere inesorabile del tempo; la nascita di un figlio, in una coppia, causa l'instabilità di quest'ultima e la conseguente separazione.
RispondiEliminaUn ruolo importante lo gioca sicuramente la consapevolezza.
Come si può pensare che una relazione duri senza essere consapevoli delle responsabilità, dei sacrifici che essa presuppone?
La fretta, il troppo entusiasmo possono fare in modo che all'inizio un rapporto sia tutto rose e fiori soprattutto fra i giovani, ma con il passare dei giorni tutto diventa monotono, gli adolescenti si stancano poichè non hanno stimoli a continuare e si sentono in gabbia, e tutto svanisce.
Un figlio può rappresentare, oltre che al realizzarsi del desiderio di una vita, anche una grossa responsabilità.
Un figlio ha bisogno di attenzioni, di cure, di tempo che spesso i genitori non riescono a dare, e ciò causa nervosismo e conflittualità fra la coppia.
Tuttavia, non condivido l'affermazione per la quale "l'amore è una trappola, un inganno, un'illusione destinata a sciogliersi come la neve al sole".
L'amore non deve essere comparato ad una perdita di un pezzo di libertà: al contrario, due persone se si amano e cominciano una relazione, sanno benissimo, o meglio, dovrebbero sapere benissimo cosa comporta.
I momenti di monotonia e di conflittualità dovrebbero essere evitati tramite rispettivamente la creatività, dalla pazienza e dal dialogo. Solo così le relazioni, anche a distanza di anni, possono sconfiggere il trascorrere inesorabile del tempo.
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EliminaCiao Riccardo, sono d’accordo su quanto hai detto rispetto alla fretta dei giovani, infatti bruciare le tappe subito senza un po’ di calma porta alla noia, al poco dialogo con la partner e alla separazione. Infine sono d’accordo su quanto dici in relazione alla grande responsabilità che i genitori si devono caricare sulle spalle per mantenere un figlio, però, a mio avviso, è altrettanto vero che per prolungare la vita familiare di una generazione ( nel tuo caso i Cenedese ) e la società in generale bisogna fare figli e poi, per prendere una decisione così importante, penso che la coppia ne abbia discusso a lungo e ne abbia tratto le giuste conclusioni.
EliminaÈ proprio vero che l’amore è destinato a finire? Che è un trappola, un illusione che è destinata a svanire nel tempo? Come afferma il documento scritto da Massimo Recalcati, il quale ci fa riflettere sulla durata dell’amore e sull’entusiasmo che circonda l’emozione del primo incontro. Il documento ci fa capire che per non far finire un amore, si deve vivere alla ricerca di qualcosa di nuovo, per non rassegnarsi a condurre un vita senza desiderio e alla tradizionale routine quotidiana del legame famigliare. Nel primo periodo si è in una fase di annebbiamento, in cui i due amanti si fanno la promessa che il loro amore sia “per sempre”, ma molte volte questo innamoramento è destinato a smarrire, nel giro di poco tempo, il suo effetto. In questo modo una storia d’amore come è iniziata è destinata a finire.
RispondiEliminaPerò l’amore può rimanere vivo perché se è vero non porterà a tradimenti o delusioni, ma sarà per sempre nel cuore di chi ama. Infatti un amore si alimenta di amore. Se si mantiene alta l’attenzione per la persona che abbiamo accanto, tutto, nonostante i problemi, diventa molto più semplice e superabile.
Lo stare assieme significa tornare a casa e sapere che lì c'è qualcuno con cui puoi toglierti la maschera, qualcuno da cui non devi guardarti le spalle, qualcuno che ti sappia capire. Prendersi cura l'uno dell'altra vicendevolmente tutti i giorni e non solo quando ci sono questioni importanti. A volte diamo come scontata la presenza e la felicità della persona che abbiamo vicino lasciando sfumare il problema. La storia d’amore dovrebbe essere come una favola e viverla giorno per giorno. Tutti hanno bisogno di sognare e di vivere un amore romantico, come ad esempio le donne che credono nella favola del Principe Azzurro, in questo modo le fa sentire un po’ più speciali e si creano l’idea di poter incontrare l'uomo dei loro sogni.
Innanzitutto è essenziale distinguere il concetto di sesso da quello di identità di genere e ruolo di genere. Sesso è ciò che riguarda la dimensione a livello corporeo e biologico parlando a livello di cromosomi sessuali. Colui che è stato concepito dall'unione di un cromosoma X e un cromosoma Y avrà sesso maschile. Al contrario avrà sesso femminile chi nel corredo cromosomico possiede una coppia di X. L'identità di genere è una realtà diversa e indica il genere in cui una persona si identifica ovvero, se si percepisce uomo o donna. L'identità di genere non deriva inevitabilmente da quella biologica della persona, e non riguarda l'orientamento sessuale. Il ruolo di genere concerne in un insieme di elementi che suggeriscono esteriormente, quindi alle persone che osservano l'individuo dall'esterno, la categorizzazione sessuale di un soggetto. Nella maggioranza della popolazione sesso biologico, identità e ruolo di genere coincidono. Però non in tutti i casi essi corrispondono (transessuali). Partendo da queste premesse il primo documento ci pone davanti dei dati statistici che mettono in risalto come in età infantile i bambini sono attratti maggiormente dai giocattoli stereotipati per il loro sesso, mentre le bambine prendono in considerazione per la maggior parte i giocattoli neutri seguiti da quelli stereotipati per il sesso opposto. Quello che colpisce è però il fatto che nella fascia di età compresa tra i tre e i cinque anni, sia i bambini che le bambine, si orientano verso giocattoli standardizzati per loro sesso. Come mai questo cambiamento quasi repentino? La domanda non può che trovare sicuramente risposta nel modo in cui un genitore cresce il proprio figlio, nell'educazione impartita e nel fatto che man mano crescendo il bambino si è dovuto adattare ai canoni che la società pone in essere, senza rendersene conto, inconsciamente. Chi tra i ragazzi avrebbe preferito giocare con un bambino che si svagava con le bambole piuttosto che con uno patito di macchinine, dinosauri e calcio? Ritengo che questa domanda sia inutile da porre. La risposta è pressoché scontata.
RispondiEliminaQuindi basandosi anche su una domanda banale come questa si può notare come sia proprio la società a condizionare il modo di comportarsi di un individuo. Chi non rispetta i principi validi e accettati come normalità dalla collettività è immediatamente etichettato come diverso e nei casi peggiori viene persino radiato.
Se si prendessero due individui si sesso diverso ancora in età infantile e li si chiudesse in un ambiente asettico completamente isolato dalla società, con soltanto alcuni giocattoli maschili, alcuni femminili e altri neutri ritengo che nessun stereotipo reggerebbe. A nessuno dei due bambini è stato insegnato con quale giocattolo è giusto giocare. Il bambino si orienterà verso l'oggetto che l'attrarrà di più in quel momento e ovviamente non sarebbe influenzato da agenti esterni. Il sesso biologico è perciò ciò che realmente differenzia maschi e femmine ed è un dato di fatto. Un fattore che ci accompagna sin dalla nascita, non una caratteristica che si sviluppa in seguito. Le differenze di genere invece e di conseguenza l'identità di genere sono un qualcosa che già nella primissima infanzia si formano unicamente grazie all'influenza di agenti come famiglia, scuola e persino mass media. Siamo bombardati, a cominciare dalle favole, nel concorre a trasmetterle e favorire questa polarizzazione circondandoci e alimentando sempre di più stereotipi quali quello della donna che si realizza nella sfera privata familiare, che è aggraziata, dolce e più sensibile rispetto all'uomo oppure al contrario quello dell'uomo come soggetto forte, virile, indipendente e sicuro.
Con tutto ciò ovviamente non voglio spingere o incitare alla transessualità, anche perchè é un aspetto che non si può controllare e che la persona in questione comprende da se ma voglio solo far capire come la società ci plasmi e ci modelli secondo le sue regole e come potremmo essere o sentirci tutti un po' meno diversi se non facessimo caso a ciò che essa impone, non dando importanza all'apparire diverso. La diversità è un pregio.
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