
Si sta come/ d’autunno/ sugli alberi / le foglie. Ungaretti non poteva conoscere il coronavirus, ma seppe cantare in meravigliosi versi l’incertezza della vita, la sua inspiegabile stranezza e la condizione di precarietà umana che ci appartiene, a ogni latitudine, con o senza pandemia. E ora che foglie in bilico siamo noi, non in autunno, ma in questa maledetta primavera... abbiamo sempre più voglia di attaccarci ai rami dell’esistenza. [...]
E avete notato che abbiamo riscoperto la libertà?
Chi avrebbe mai immaginato che, nella casualità della Storia, nei corsi e ricorsi che studiavamo a scuola con le idee di Vico, potesse verificarsi un ritorno all’anelito di libertà che i nostri antenati e genitori hanno sentito così forte?
Quel «libertà vo’ cercando» (attenzione alla parola Vo’, che ora indica un paese del contagio!) colpisce ora - anno 2020 - un mondo che si riteneva libero, autonomo, capace di imporre la sua volontà. Ed eccoci, siamo qui, fragili e caduchi, a chiederci se il premier Conte voglia o no che facciamo jogging e se dobbiamo farlo con o senza il cane. Libertà che non avremmo mai pensato di poterci veder negare e che non avremmo mai messo in discussione sono ora al centro di decreti, diatribe, permessi e violazioni.
(ENRICA SIMONETTI, La riscoperta della libertà al tempo del coronavirus, "La Gazzetta del Mezzogiorno", 16 marzo 2020)
Usate lo spazio dei commenti per vostre libere riflessioni su due condizioni fondamentali della nostra vita, la libertà e la precarietà, che ci sembra quasi di vedere per la prima volta. Non fateci mancare qualche riferimento ad argomenti o personaggi storici o letterari, tratti dal programma sin qui svolto, che possano ispirare le vostre riflessioni e quelle dei vostri compagni.
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La libertà è uno dei diritti fondamentali dell'uomo ed è garantita, nel nostro Paese, dalla Costituzione; nel terzo capoverso dell'art. 13, però, è previsto che in casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge, l’autorità di Pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori, atti a limitarla. Ed è proprio ciò che è accaduto nell'ultimo mese a causa della pandemia in corso: il Premier Conte, di concerto con il Governo, ha imposto delle restrizioni alla libertà personale: per evitare il contagio tra le persone, non si può uscire di casa se non per comprovate esigenze lavorative, necessità personali urgenti, motivi di salute. Lo stesso diritto al lavoro ha subito delle restrizioni: è stato incentivato il lavoro agile e, ove non possibile, si sono chiuse le attività non ritenute servizi essenziali. Tutto quello che abbiamo sempre dato per scontato è improvvisamente scomparso, sostituito da divieti che ci rendono inconsapevoli della nostra condizione di uomini che vivono in una democrazia. La sospensione della libertà costituzionale corrisponde, quindi, a una maggiore responsabilità personale: il divieto di circolazione viene compensato dall'unica scelta libera che ci è concessa ovvero non agire, restare a casa. Si può riscontrare la limitazione dei movimenti dei pedoni anche durante il Trecento: con la diffusione della peste nera, i malati venivano portati nei lazzaretti. Le città erano deserte, come oggi, perchè tutti stavano in casa per paura del contagio. Oggi, il coronavirus ha modificato l'idea stessa di libertà: le nostre azioni di cittadini liberi devono autolimitarsi per consentire la libertà della collettività, ossia il diritto alla salute e alla vita. Essere liberi non significa fare tutto quello che si vuole, perchè la libertà del singolo termina dove inizia quella degli altri. Se tutti agissero in nome della libertà personale senza tenere in debita considerazione quella altrui, perderemmo la nostra stessa libertà. Non potremmo, infatti, vivere in una democrazia dove sono garantiti i diritti e l'uguaglianza di tutti, bensì in una società dove vigono la legge del più forte e del libero arbitrio.
RispondiEliminaUn'altra condizione fondamentale della nostra vita è la precarietà della vita stessa, come si può evincere dalla poesia "Soldati" di Ungaretti. La morte è un fatto naturale che siamo disposti ad accettare, a meno che questa non sia conseguenza di un evento improvviso, indipendente dalla nostra volontà e incontrollabile, come può accadere nel corso di un'epidemia. Tutti viviamo nella convinzione che eventi negativi succedano solo agli "altri", senza tener conto che tra gli "altri" ci siamo anche noi. Anche Petrarca, nel "Canzoniere", riflette sulla caducità dell'esistenza terrena, diventando consapevole della fuggevolezza delle cose e della fragilità della vita umana, soprattutto dopo la perdita dell'amata Laura.Nella poesia di Ungaretti, invece, si può percepire un senso di rassegnazione: i soldati, così come le foglie in autunno, vivono in uno stato di precarietà e non possono fare nulla per modificare questa situazione. La morte, quindi, è ineluttabile.Anche oggi il coronavirus ci costringe a riflettere sulla provvisorietà della vita umana, perchè non possiamo sapere se e quando il virus ci infetterà, se le nostre difese immunitarie saranno in grado di farci guarire ovvero se ci faranno soccombere al male. Ma noi possiamo contare sui progressi della scienza, sperare che si trovi presto un vaccino che comporti l'immunità di gregge e ci permetta di sopravvivere alla pandemia. Quando l'emergenza sarà terminata, però, non potremo tornare semplicemente alla nostra vita "normale": la nostra vita non sarà più la stessa perchè saranno profondamente cambiati il nostro modo di pensare, di intendere la libertà, la vita e il concetto di "normalità" stessa.
La libertà è un diritto fondamentale presente anche nella nostra Costituzione e prevede il fatto di poter decidere, pensare ed esprimere la propria opinione senza costrizioni o restrizioni. In questo periodo stiamo vivendo un evento straordinario di così grande portata che nessuno avrebbe mai immaginato, un virus altamente contagioso e purtroppo a volte mortale, che attacca il sistema respiratorio, il Coronavirus. Questo ha provocato molte limitazioni da parte del nostro Governo, infatti il Premier Conte ha richiesto ai Governatori e ai Sindaci di applicare ulteriori e più serrate restrizioni che costringano i cittadini a stare a casa, perché nonostante i precedenti decreti e divieti, molte persone circolavano ancora per strada senza averne un effettivo bisogno. È però possibile, secondo quello che afferma il decreto, uscire dalla propria abitazione per comprovate esigenze lavorative, necessità personali urgenti e motivi di salute. Tutto quello che fino a qualche mese fa pensavamo fosse naturale improvvisamente ci è stato tolto, o limitato. Anche l’attività sportiva, gli allenamenti, gli incontri con gli amici, con le persone care, ci sono stati momentaneamente proibiti, tutto questo ci fa capire la cruda realtà dei fatti, e ci fa comprendere che tutte le persone che si sono attivate per garantire la nostra salute e sicurezza vanno aiutate, seguendo le indicazioni che ci vengono fornite tutti i giorni; perché medici, infermieri, protezione civile, forze armate, mettono a repentaglio la loro vita per salvare tutte le persone contagiate. Anche nella storia passata, la vita fu segnata da carestie, come la peste della seconda metà del 1300. Il contagio partì dall’Asia, arrivò in tutta Europa e decimò la popolazione. La medicina a quel tempo non aveva gli strumenti per debellare la malattia, ma si limitava a suggerire rimedi preventivi, come la purificazione del corpo e dell’aria circostante. Solo i monatti, che venivano reclutati fra uomini che non avevano molto da temere dal contagio, perché già colpiti dal morbo e perciò immuni. Più spesso si trattava di criminali di pochi scrupoli, attratti da un salario facile o dalla prospettiva di arricchirsi depredando i cadaveri, si aggiravano, come ombre spaventose, per le strade allo scopo di portare via dalle case appestati e cadaveri, oppure di trasportare i malati al lazzaretto e poi di bruciare le vesti infette.
RispondiEliminaUn altro fattore fondamentale della nostra vita è la precarietà, ovvero la condizione per cui una persona o una cosa è incerta, instabile o insicura, come il posto di lavoro, una situazione economica, oppure come in questo periodo la salute. L’equilibrio assolutamente precario, che si è delineato in queste difficili settimane all’interno delle nostre case, delle nostre regioni e del nostro Stato, non deve essere turbato da comportamenti incoscienti che potrebbero mettere a rischio i più fragili, ma va protetto. Nonostante tutto la morte in questo momento è ben presente nelle nostre vite, e ci costringe a guardare con occhi diversi la vita, a mettere le cose nella giusta prospettiva. Anche nel “Canzoniere” di Francesco Petrarca, troviamo dei sonetti che esprimono tutta la fragilità della vita, soprattutto quando Laura la sua amata, muore e lo lascia in uno stato di assoluta incapacità di vivere, e in una “guerra” con sé stesso per ritrovare l’ispirazione alla scrittura. E se oggi questa pandemia sembra assomigliare ad una guerra, la realtà è che quando una guerra finisce è davvero finita, mentre questo virus può avere una “coda”. Il rischio è che questo tanto desiderato ritorno alla normalità sia meno rapido e normale del previsto.
Nessuno si sarebbe mai immaginato che una cosa simile potesse accadere, nemmeno io: essere rinchiusi nella propria abitazione e non poter uscire nel ventunesimo secolo.
RispondiEliminaQuando il governo ha emanato il decreto che parlava della quarantena, molte persone hanno pensato di fuggire, come fece Petrarca nel 1300 scappando dalla peste, ma in questo caso, questo tentativo di fuga non è stato positivo perché il numero dei potenziali contagi è aumentato, diversamente da Petrarca che riuscì a rifugiarsi a Padova. Inoltre molte famiglie, nel tentativo di fuggire al coronavirus, ora si ritrovano bloccate in luoghi che non sono la propria casa e non possono nemmeno uscire.
Essere privati della propria libertà è una delle cose più brutte che possano esistere; non si può uscire di casa, non si può andare a fare una passeggiata, non si può andare a prendere il gelato, in biblioteca o a mangiare fuori con gli amici. L'unica cosa che si può fare è andare a fare la spesa tenendo un metro di distanza una persona dall'altra.
Quando si parla del diritto alla libertà, si fa riferimento alla condizione di un individuo di poter agire e decidere senza alcuna restrizione e, da quando è stato emanato il decreto che impone ai cittadini la quarantena, questo diritto è stato leso ma in una situazione di emergenza simile non ci sono alternative.
In questo momento tutta la popolazione è in uno stato di precarietà: nulla è certo e ogni giorno veniamo a conoscenza di nuove restrizioni e non sappiamo quando finiranno.
Noi studenti non sappiamo come andrà a finire l'anno scolastico e i ragazzi di terza media e di quinta superiore non sanno come si svolgeranno gli esami di stato e immagino che per loro sia una situazione tutt'altro che facile.
Dopo essere stata privata della libertà mi sono resa conto che la normalità prima la davamo per scontata e una cosa che mi auguro di tenere sempre a mente, e che mi auguro faranno tutti i cittadini, è quella di apprezzare le piccole cose e spero che questa brutta situazione passi velocemente e che si trasformi solo in un lontano ricordo.
Se i versi di Ungaretti sono stati scritti in un contesto di guerra, quello che stiamo vivendo ora è un periodo in cui un nemico invisibile provoca migliaia di morti. Non siamo come i soldati al fronte ma ci troviamo a combattere una pandemia poco conosciuta e che può colpire ogni individuo, indipendentemente dall’età, dal luogo e dalla condizione economica in cui vive. Questo stato di precarietà, guardando al futuro in ambito lavorativo ma anche verso la nostra stessa vita, ci pone tutti sul medesimo piano, ci fa essere più solidali e ci fa scoprire l’importanza della libertà, data troppo spesso per scontata. Non a caso la maggior parte delle persone in questo momento ha una grande voglia di uscire, praticare sport all’aperto, incontrare amici e parenti, non perché ne abbia realmente voglia o bisogno ma semplicemente perché si sente imprigionata. Fortunatamente la paura di ammalarsi, contagiare gli altri o essere sottoposti a sanzioni, è più forte e impedisce, ai cittadini, di infrangere le regole. Quello che penso tutti speriamo è che questa situazione difficile, e che ci fa stare in bilico, finisca al più presto, e ci chiediamo quali conseguenze porterà questa epidemia. Il mondo rinascerà più forte di prima o al contrario cadrà in un baratro formato da una forte crisi economica, che comporta la perdita di posti di lavoro e così di condizioni di vita pessime? Queste conseguenze negative si sono verificate successivamente al periodo della peste nera, diffusasi in Asia e in Europa tra il 1346 e il 1351. Probabilmente con le restrizioni attuate dal Governo italiano, con le agevolazioni finanziarie date dallo Stato e con modalità che permettono di portare avanti le attività produttive anche durante questo tempo di attesa, non si arriverà mai ad una condizione così terribile, come quella del 1300. Si parla di peste anche in uno dei romanzi più famosi e importanti della letteratura italiana: “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni. La situazione che si verificò a causa della diffusione della malattia, iniziata nel 1629 nella città di Milano, è, per alcuni elementi, molto simile a quella che si sta verificando da quando il virus si è espanso. Inizialmente, nel racconto, i cittadini banalizzarono ciò che stava accadendo, poco dopo, a causa di numerose morti, cominciarono a domandarsi quale potesse essere l’origine dell’epidemia, emettendo ipotesi assurde e, successivamente, la città adottò alcune misure di sicurezza, che consistevano nella separazione dei malati, portati al lazzaretto e dei sani, chiusi all’interno delle proprie abitazioni. Le aspettative di oggi credo siano completamente diverse, sia nei modi con cui l’informazione riesce a circolare, sia sulle possibili soluzioni medico-scientifiche adottabili, sia per quanto riguarda la ripresa una volta che questo periodo verrà superato. I punti di forza sono, ovviamente, lo sviluppo dei vaccini e delle misure di prevenzione medica, la diffusione di una cultura attenta ai cambiamenti e la prontezza nell’attuare, e far rispettare, misure di difesa sanitaria utili alla collettività. Quando questa “guerra” sarà finita saremo contenti nel rivedere amici e persone che in questo momento sono distanti o potrà essere sufficiente una videochiamata? Come affronteremo la vicinanza con persone estranee nei luoghi affollati o sui mezzi pubblici? Forse non sarà più così inusuale utilizzare mascherine, anche per un semplice raffreddore.
RispondiEliminaLibertà, quante volte abbiamo sentito questa parola, per lo più in negativo. Tante persone hanno lottato negli anni per avercela ma molti altre invece hanno ben pensato di ostacolarla.
RispondiEliminaLa libertà è citata anche più volte nella nostra costituzione e prevede libertà personale, di parola, pensiero, opinione, stampa e sancisce inoltre che è inviolabile e punita con la massima carcerazione. Libertà vuole anche dire decidere quale religione professare, se la si vuole professare, amare chiunque vogliamo e come vogliamo, vestirci come meglio crediamo, svolgere il lavoro più adatto a noi e andare in qualsiasi posto desideriamo. Ovviamente a tutto ciò però c’è un limite, infatti la nostra libertà termina dove inizia quella degli altri, non la si può violare per nessun motivo, se non per la situazione che è capitata a noi, infatti in casi eccezionali, per necessità e urgenze indicate dalla legge, nel nostro caso un’emergenza sanitaria, lo Stato può prendere provvedimenti provvisori come ad esempio la quarantena.
Ormai è passato più di un mese da quando è uscito il decreto che vietava di uscire dalla propria provincia, che poi è diventato comune, paese e infine casa. Passando il tempo rinchiusi abbiamo trovato e capito cosa significasse per noi libertà, è una cosa che davamo per scontato, senza renderci conto che invece è molto importante. Molti ne hanno fatto un dramma, ma se pensiamo agli anni passati, ad esempio alle date 1914-1918 e 1938-1945 per citarne alcune, nei quali anni le persone che non erano in guerra o prigionieri erano costrette a stare in casa, ma non per evitare un possibile contagio, ma per fuggire ad una morte certa che molto spesso arrivava lo stesso per malattie o fame.
Ai nostri nonni, bisnonni è stato chiesto di andare in guerra, di rischiare la propria vita per il paese anche alle tenera età di 16-17 anni, dopo una certa ora chi restava in casa doveva spegnere le luci perché quando gli aerei avversari passano in cielo al minimo bagliore lasciavano cadere bombe, durante il nazi-fascismo non si poteva esprimere opinioni contrarie a quelle dei capi di stato altrimenti si veniva imprigionati e successivamente uccisi. Il peggiore esempio lo troviamo nei campi di sterminio nazisti, il quale è stato il picco della violazione della libertà e dignità umana per eccellenza, i detenuti non potevano esprimere nessuna opinione, essere chi volevano, far ciò che preferivano, denudati dal proprio essere, privati di qualsiasi diritto e ricoperti solo di doveri e costrizioni forzate e lasciati in balia ad una morte sicura.
Tutt’oggi per alcune persone o situazioni non c’è totale libertà e penso ci vorrà ancora del tempo prima che ci sia la completa possibilità di essere ciò che siamo o che vogliamo essere. La parola e il concetto di libertà ne ha passate tante e tante ancora ne passerà, ma guardando al nostro presente dobbiamo essere felici e grati di vivere in una realtà e in un paese così, che in un momento così buio che sembra essere ormai la copia esatta della situazione che abbiamo avuto intorno al XIV secolo con la peste nera, sta dando il massimo e per la maggior parte senza l’aiuto di nessuno per superare questo inferno. Avremmo dovuto tutti seguire le regole che ci son state imposte fin dall’inizio e non prendere la cosa sottogamba, ora ci vorrà ancora del tempo prima di riacquistare la libertà perduta, ma preferisco essere a casa, sana, con la mia famiglia piuttosto che in un lettino dell’ospedale affollato in bilico tra la vita e la morte.
La libertà è un concetto che molte persone danno per scontato; la possibilità di esprimersi, muoversi e scegliere liberamente sembra una cosa insignificante nei paesi sviluppati come l’Italia finché non viene strappata via.Nel corso del mese di Marzo il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte ha emanato un decreto che ha imposto la quarantena in tutto il territorio nazionale a causa dell’epidemia di Covid-19 che sta dilagando in tutto il mondo.Dopo questo decreto abbiamo iniziato a comprendere veramente il concetto di libertà visto che ci è stata tolta dalle mani; non possiamo più uscire di casa, tranne per casi di estrema necessità come fare la spesa e dobbiamo tenerci a un metro di distanza da tutte le persone che si incontrano.Inoltre anche la nostra quotidianità è totalmente cambiata; tutte quelle cose che facevamo ogni giorno come andare a scuola, prendere l’autobus, uscire con gli amici o andare a mangiare fuori sembravano insignificanti e ora sono proprio queste piccole cose che desideriamo tornare a fare.Da quanto è iniziata questa quarantena abbiamo imparato ad apprezzare le poche possibilità di uscire che ci sono rimaste come portare fuori il cane; ovviamente anche nei più piccoli gesti sono state imposte delle restrizioni alla libertà come l’obbligo di uscire con la mascherina e non allontanarsi per più di duecento metri dalla propria abitazione.Vedere come questo virus ha cambiato il nostro mondo ti fa apprezzare veramente la quotidianità e la libertà, anche se molte persone hanno deciso di approfittare di questa situazione e di pensare al proprio interesse mettendo in pericolo la collettività.Ci sono stati molti casi di truffe da parte di individui senza scrupoli che hanno pensato di approfittare delle difficoltà della gente per la propria avidità come i ladri che travestiti da operatori sanitari derubavano le abitazioni.Questi episodi devono ricordarci che la nostra libertà ha dei limiti stabiliti dalla legge per non far sprofondare la civiltà nell’anarchia e sacrificare la nostra libertà personale è un mezzo per fermare questa epidemia e proteggere noi stessi e i nostri familiari.
RispondiEliminaQuesta situazione per quanto sia terribile non è stato il primo caso di restrizione della libertà della storia; nel romanzo di Alessandro Manzoni “I Promessi Sposi” viene raccontata l’epidemia di peste a Milano e di come le persone siano state costrette a rinunciare alla libertà.In quel periodo la medicina più rudimentale e la conoscenza delle malattie era carente; infatti l’epidemia inziò veramente a diffondersi quando venne organizzata una processione a cui partecipò buona parte della città, dopo i lazzaretti cominciarono a riempirsi e le persone cominciarono a mantenere le distanze.Questo episodio è la dimostrazione che le persone si sentono forti quando sono libere di riunirsi e di come rinunciare alla propria libertà a volte può essere l’unico modo per evitare una catastrofe.
L’ impossibilità di uscire e di andare a lavorare ha lasciato questo paese in uno stato di precarietà in cui nulla è certo; anche se molti settori continuano ad essere operativi grazie allo “smart working”, altri sono gravemente danneggiati e senza interventi da parte dello Stato molte aziende ed imprese rischiano il fallimento.Oltre all’economia anche la fine di questa quarantena è incerta, non riusciamo a determinare un periodo in cui questo virus fermerà la sua corsa e ritornare a muoversi liberamente non sarà semplice; quando la situazione sarà più stabile non si potrà tornare a vivere come vivevamo prima di tutto questo e alcune cose non torneranno più come prima.
In questo momento siamo nel pieno di una tempesta che lascerà noi e questo paese segnati e feriti, l’ombra di questa tragedia non ci lascerà mai e per questo quando dovremo ricostruire la nostra quotidianità dovremmo farlo ricordando quanto sono importanti quei concetti che fino all’ascesa del virus non comprendevamo pienamente.
La libertà, secondo me, è uno tra i diritti più importanti per l’uomo, essa è sancita nell’articolo 13 della nostra costituzione, tale articolo però afferma anche che essa in casi di necessità può essere limita, a causa della pandemia del virus covid-19, della famiglia dei coronavirus, dichiarata dall’OMS la nostra liberta è stata limitata tramite una manovra di quarantena. Infatti sono stati molteplici i decreti che hanno pian piano ci hanno limitato fino all’ordinanza che ci invita a non uscire dalle nostre abitazioni, eccetto per motivi di prima necessità. Molti dopo la manovra di quarantena attuata dal presidente del consiglio dei ministri Conte hanno inconsapevolmente emulato la fuga di Petrarca dalla peste nel 1300, aggregandosi in modo disordinato nelle stazioni per cercare di ritornare a casa vicino ai propri cari, tale avvenimento non è stato positivo come la fuga di Petrarca ma, al contrario a favorito la diffusione del virus incidendo ancora di più sulla durata dell’attuale quarantena.
RispondiEliminaDurante questi giorni in cui io, come tutti gli italiani, ho passato il mio tempo in casa senza alcun contatto sociale esterno ho riscoperto l’importanza della libertà infatti, io come molti altri mi sono reso conto di quanto sia importante poter uscire di casa e incontrare i propri amici, mi sono reso conto del valore di queste piccole cose solo quando mi sono state private, e per provare a riottenerle rispettando allo stesso tempo i regolamenti emanati dal governo si cercano dei modi alternativi per incontrarsi, come ad esempio videochiamate di gruppo dove ci raccontiamo cosa ci succede, un po’ come nel Decameron dove i protagonisti, scappati dalla peste, si rifugiano in una casa e si raccontano delle storie.
Non poter uscire di casa, al contrario di come può sembrare, non è per nulla facile in quanto ti ritrovi costretto a vivere in un ambiente con più persone che non potendo uscire di casa accumulano stress e tensione che porta a creare in casa un ambiente forzato e talvolta pesante; un altro elemento preoccupante è l’instabilità economica in quanto per evitare il contagio quasi tutti i posti di lavoro sono stati fermati non ricevendo così un entrata monetaria
l'unica speranza per molti ormai è quella che questa situazione si plachi nella maniera più rapida possibile e tornare alla nostra tanto amata normalità
Si sta come/ d’autunno/ sugli alberi / le foglie. Questa frase del celebre autore Giuseppe Ungaretti è ricca di significato e riassume l’essenza della vita terrena, ovvero la precarietà dell’essere umano che può passare da uno stato di tranquillità ad uno di totale confusione e timore. Ciò è successo a livello mondiale nell’ultimo periodo, specificatamente in questo sconvolgente mese di Marzo.
RispondiEliminaPrima di tutto questo ognuno di noi svolgeva la propria vita in modo consueto e lineare, i ragazzi andavano a scuola, i padri e le madri andavano a lavoro e tutto procedeva com’è sempre stato. Chiunque era libero di fare ciò che voleva: uscire con gli amici, ritrovarsi in famiglia con i parenti e fare una cena tutti insieme o semplicemente praticare sport e visitare un museo. La libertà era alla base del nostro Paese ma, ex abrupto, un virus di cui si sentiva parlare già da un paio di mesi entrò in Italia e sconvolse l’intero sistema. Inizialmente il Governo non impose chissà quali obblighi ma in seguito alla larga diffusione di questo agente patogeno presero in considerazione le restrizioni utilizzate nella città nativa del Covid-19 o Coronavirus, Wuhan. Dunque la libertà dei cittadini fu limitata alla sola spesa di beni di primaria necessità, permettendo l’uscita dalla propria dimora solamente per l’acquisto in supermercati e farmacie. Tutto ciò che gli individui potevano compiere precedentemente fu eliminato, in modo da limitare il contagio. Da ciò possiamo capire la precarietà dell’essere umano che è inferiore alla potenza della natura come sta dimostrando in questi giorni il Covid-19 che ha già contagiato 601.478 persone in tutto il mondo e nello specifico 86.498 in Italia con 9.134 morti. L’uomo ora si sente minacciato da questo essere invisibile che può essere letale, non si sente più invincibile ed invulnerabile davanti alla natura che ha sottomesso e sfruttato in ormai ogni angolo della Terra. Questa caducità dell’essere umano che è in costante bilico tra la vita e la morte, è sintetizzata dalla frase di Ungaretti, che in questo momento può esser ripresa e riutilizzata evidenziando la paura dell’uomo di morire, e la facilità con la quale l’essere umano può spegnersi.
La libertà c’è sempre stata ed è sempre stata data o tolta, in modo errato o in modo corretto (come sta succedendo attualmente). Questa è anche riconosciuta a livello sentimentale e spirituale oltre che a livello fisico; infatti, prendendo in considerazione l’amore, si può essere liberi o prigionieri a seconda dei diversi casi anche in modo interiore. Come affermavano gli autori stilnovisti, l’amore per una donna che concedeva il suo saluto all’uomo lo rendeva libero e lo salvava, facendo sublimare la sua anima a Dio. Ma l’amore a volte non rendeva liberi ma imprigionava l’uomo conducendolo in un amore vano e fallace, come afferma Francesco Petrarca in un suo sonetto. Infatti in quest’autore si può individuare la fragilità dell’essere umano che non è mai completamente libero ma è sempre soggetto a determinati pensieri o eventi che lo rendono prigioniero e lo tormentano nonostante l’apparente libertà. Petrarca infatti inizialmente riteneva la donna amata come un essere che lo rendeva libero tramite il suo amore ma in seguito lo tormentava poiché giudicava questo suo amore un errore che lo aveva intrappolato.
Oltre a questi, il concetto di libertà fu riportato molto tempo prima da Platone nella sua concezione di vita, secondo la quale l’anima aveva la possibilità di scegliere il dáimon che l’avrebbe guidata nella vita successivamente. Questa rappresenta la libertà di scegliere nell’antichità.
Ora purtroppo siamo rinchiusi, ognuno nella propria casa, privati della libertà di uscire e compiere la nostra vita in modo abituale per uno scopo di massima importanza, ovvero il blocco di quest’epidemia che sta portando gravi danni economici in ogni paese, ma soprattutto sta portando morti e persone che stanno soffrendo a causa di questo virus che dev’esser assolutamente bloccato e sconfitto.
Mentre Petrarca rientrò in Italia, quando, nel 1348, la peste si diffuse in tutta Europa, gli italiani non vorrebbero fare altro che scappare. In qualche giorno ci siamo visti togliere la libertà, cosa che ovviamente ai meno scaltri non è andata bene. Siamo abituati ad essere liberi di bazzicare in giro per il mondo e a fare ciò che volevamo quando e come decidevamo. Ora invece hanno reso le nostre case le nostre stesse carceri. E’ necessario, però, ragionare sull’argomento: tutto ciò è causato da una situazione di emergenza a livello globale in cui solo collaborando ne usciremo. Tra chi grida al complottismo e chi disubbidisce ai decreti ministeriali, c’è anche chi discute di disubbidienza in ambito umanitario, ossia dei Diritti Umani, articolo 6. Abbiamo diritto alla libertà e alla sicurezza, molto comico devo dire: uno annulla l’altro. Vuoi essere libero? Vuoi uscire di casa? Non sarai al sicuro. Vuoi stare al sicuro? Rintanati in quello che Avignone e Padova hanno rappresentato per lo stesso Petrarca: un porto sicuro. Questa quarantena non è una restrizione di libertà, la vedo più come un miscuglio di buon senso e patriottismo. Stare a casa non rappresenta chissà quale sforzo, glielo dobbiamo alla nostra cara Italia. Ai nostri avi era chiesto di uccidere in guerra, a noi viene chiesto di stare a casa e abbiamo anche il coraggio di lamentarci. Questo momento di isolamento rappresenta una risorsa da un determinato punto di vista: abbiamo la possibilità di concentrarci su noi stessi e sui nostri familiari senza troppe influenze esterne. Grazie allo smart working e ai negozi online l'economia italiana non è ferma completamente, e grazie alle donazioni, i nostri ospedali sono in grado di accogliere sempre più malati. Durante questo processo di crescita di speranza, i nostri medici si vedono costretti a prendere decisioni non più solo a livello clinico ma anche etico: non viene più usato il sistema “first come, first served” in cui in ordine di arrivo si curavano i pazienti, e non si tratta nemmeno di triage, ma dell’esatto opposto. Si privilegia la maggiore speranza di vita. Come fa una madre a spiegare al proprio figlio il motivo per cui il nonno non è stato curato? Nonostante ciò non dobbiamo abbatterci. Gli studenti, seppur con qualche difficoltà, continuano i loro percorsi di studi online. I lavoratori in parte lavorano da casa, in parte sono condannati ad attingere ai loro risparmi, sempre se ne hanno la possibilità. Per non costringere la popolazione attiva a scegliere tra lavoro o salute, il Governo sta valutando delle misure di protezione sociale universale tra cui un reddito di emergenza e un’assicurazione sociale per le attività economiche che garantisca il congelamento dei debiti. Siamo stati fortunati rispetto agli europei del 1348: abbiamo un avanzamento tecnologico e scientifico nettamente superiore che ci concede più serenità, anche se questa ci viene tolta dallo stress che ci affligge in questa società frenetica. Abbiamo il lusso dell'intelligenza, vediamo di non sprecarlo. Si può ben dire che l’Italia stia riscoprendo la libertà. Quell’invisibile privilegio che non tutti hanno. Questa quarantena ci ha cambiato e continua a mutarci, finito l’isolamento apprezzeremo di più la nostra indipendenza e autonomia. Concludendo, dovremmo smettere di agire a caso, stiamo camminando su un filo molto sottile le cui estremità sono tenute dalla natura e dal buon senso, e ciò potrebbe farci cadere.
RispondiEliminaAl giorno d’oggi tutti noi vediamo la libertà come una cosa scontata, dimenticandoci di tutti i sacrifici che i nostri nonni hanno dovuto fare per permetterci di circolare ed esprimere la nostra opinione liberamente. Tutti noi in questo periodo siamo stati costretti a limitare la nostra circolazione per ordine del governo al fine di prevenire il diffondersi di un nuovo virus molto contagioso chiamato Covid-19, la cosa che fa particolarmente preoccupare di questo virus è che nonostante il tasso di mortalità non sia altissimo, il virus può causare dei problemi ai polmoni, che nella peggiore delle ipotesi nei soggetti contagiati comporta delle crisi respiratorie, per permettere la cura delle persone afflitte da queste crisi sono richiesti aeratori, medici e molti posti letto, possibilità che al momento il sistema sanitario del nostro paese non può garantire a tutti, a causa dei tagli che sono statti effettuati dal nostro governo negli ultimi anni. Negli ultimi due secoli noi cittadini italiani fummo costretti a restare chiusi in casa in 2 circostanze: durante la prima guerra mondiale, in Italia 1915-1918, e durante la seconda guerra mondiale, nel nostro paese durante gli anni 1940-1945 durante i quali oltre che a essere sotto un regime totalitario eravamo costretti a seguire il coprifuoco, ma la differenza fondamentale tra noi e gli italiani del tempo è che non ci viene chiesto altro che restare a casa sul divano, mentre ai ragazzi di quel tempo veniva ordinato di imbracciare il fucile e andare in guerra. Possiamo ritrovare una situazione simile a quella che stiamo vivendo oggi nei ‘’ I Promessi Sposi’’ di Alessandro Manzoni, nel romanzo viene raccontata l’epidemia di peste che colpì Milano, e della libertà che venne conseguentemente limitata alle persone, le quali furono come noi costrette a rimanere chiuse in casa, fortunatamente a differenza di quegli anni la tecnologia ora è molto più avanzata, di conseguenza oltre ad esserci cure migliori, possiamo svolgere liberamente il nostro lavoro da casa, oltretutto una cosa da considerare è che rispetto quegli anni siamo molto meno influenzati dalla religione quindi per il momento non ci sono fenomeni come la persecuzione verso gli untori. In questo momento precario sicuramente il nostro paese alla fine della quarantena dovrà fare i conti con i problemi economici dovuti ai mancati guadagni delle piccole e grandi imprese, e soprattutto con i cambiamenti della politica estera, nell’ipotesi in cui l’Unione Europea continuasse a non aiutare il nostro paese non si escludono delle ripercussioni, d’altro canto verso paesi come Russia e Cina potrebbero nascere nuove alleanze visto il buon supporto che hanno dato.
RispondiEliminaIl coronavirus, quello che tanto abbiamo sottovalutato alcuni mesi fa, sembra che nel suo espandersi così silenziosamente in mezzo a noi sia diventato il virus della precarietà e della fragilità della nostra vita, sostituendo i vari problemi quotidiani che prima ricoprivano quel posto.
RispondiEliminaA causa dell’espandersi di questa epidemia, che come abbiamo visto colpisce tutti e in particolare i più deboli e indifesi, ci siamo ritrovati costretti, dal nostro Governo, a vivere in casa 24 ore su 24 senza poter uscire se non per determinate esigenze, in un Paese che ad oggi si trova completamente “spento”, a causa della chiusura di tutte le attività lavorative.
Sicuramente non è stato semplice per il premier Conte dover prendere questi provvedimenti così restrittivi che purtroppo limitano, o forse eliminano quasi totalmente, la libertà umana, ovvero la condizione grazie alla quale le persone riescono a vivere.
Sfortunatamente ad oggi, non esistendo un vaccino o una cura specifica per debellare questo morbo e vista l’alta contagiosità che possiede, l’unico modo per rallentare i contagi e i decessi così da permettere al sistema sanitario nazionale di non crollare è proprio quello di non uscire assolutamente dalla propria casa finché la situazione non si sarà stabilizzata.
Il pensiero che un ritorno alla normalità possa essere troppo lontano spaventa le persone ma non completamente per la perdita della propria libertà, si intende ovviamente quella di movimento perché gli altri fattori che la compongono sono parte integrante dell’uomo e non possono essere limitate o perse, bensì anche per la precarietà della nostra economia che causa e causerà col tempo problemi alle famiglie che si sono ritrovate senza lavoro e non hanno abbastanza soldi per fare la spesa e per nutrire i propri figli. Questa situazione si tramuterà ben presto in rivolte volontarie o organizzate e, per trarre dei benefici dalla paura e dai problemi dei cittadini, potrebbero successivamente subentrare le organizzazioni criminali.
Spesso diamo per scontato la libertà stessa e forse gli sforzi che siamo chiamati a fare in queste settimane ci porteranno ad apprezzarla di più, visto tutto quello che alcune persone prima di noi hanno dovuto passare per garantircela e per renderla un diritto di tutti noi.
Questo stato di precarietà e di incertezza sul futuro del nostro stato e del resto del mondo non ci devono mettere nella posizione di vanificare tutti i sacrifici che abbiamo fatto fino ad ora e, soprattutto, non devono vanificare il lavoro costante del personale sanitario che rischia ogni giorno la propria vita per salvare la nostra. Questa storia però non ha solamente degli aspetti negativi: se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno possiamo riconoscere che questa situazione ci ha legato di più come popolazione, ci ha fatto riscoprire un certo senso patriottico che spesso non consideriamo abbastanza e ha beneficiato sull’ambiente riducendo le emissioni su tutto il territorio nazionale, in particolare nella zona settentrionale considerata l'area più inquinata di tutta l’Europa.
Pensavamo che, grazie all’evolversi della scienza e alla nascita di una serie di tecnologie volte a facilitarci la vita, saremmo stati invincibili in un mondo chiaramente “malato” e invece è arrivato questo virus cinese a ricordarci la caducità improvvisa che caratterizza la nostra esistenza, proprio come aveva notato Francesco Petrarca. Egli infatti, dopo la morte dell’amata Laura, aveva preso consapevolezza di questa qualità delle cose terrene destinate prima o poi a cadere e a perire e di questo se ne parla nella seconda parte del Canzoniere, dedicata alla morte della donna.
Seppur le cose siano destinate a cascare dobbiamo fare in modo che la precarietà e lo stato di reclusione dovuto alla perdita della nostra libertà, non arrivino a farci perdere la speranza per il futuro ma piuttosto dobbiamo riempirci di pazienza, ottimismo e tenacia per combattere, stando in casa, questa guerra terribile e silenziosa che ci porterà un domani ad avere più libertà e consapevolezza delle cose che abbiamo.
Ungaretti, con i suoi meravigliosi versi "si sta come / d'autunno / gli alberi / le foglie", descrisse involontariamente, in modo sorprendentemente esaustivo, la sensazione che milioni di persone stanno vivendo in questo periodo di emergenza.
RispondiEliminaOra più che mai, tra miei coetanei e non solo, possiamo percepire il sapore amaro della precarietà, in tutti i punti di vista. Tramite questa informazione ossessiva, utile sicuramente, data da media, telegiornali e non solo, tutti noi stiamo vivendo nell'incertezza. La salute, presa in modo incosciente da noi giovani come scontata, ci viene messa a repentaglio, in particolar modo dopo la notizia scioccante della diciassettenne parigina morta a causa del coronavirus. La libertà, valore che dovrebbe essere alla base della società occidentale, ci è stata tolta, facendoci assaporare veramente il gusto di essa, perché, come spesso si dice, il valore delle cose lo si percepisce solo quando ci vengono meno.
Questa precarietà, termine usato soprattutto in campo lavorativo, definendo precariato un insieme di soggetti che vivono nell'incertezza socioeconomica, che si protrae, involontariamente, nel tempo. Ora, purtroppo, mi sento di definire l'intera popolazione italiana in una condizione di precariato, sia, ovviamente, a livello lavorativo, economica, ma anche sotto molti altri aspetti.
Condizioni di precarietà si sono manifestate, nella storia, in concomitanza a crisi, sia sanitarie, alimentari ed economiche. Queste crisi appena elencate, nel loro manifestarsi, si sono mostrate il più delle volte strettamente collegate tra loro, l'una causa dell'altra.
Prendendo in esempio la crisi del '300, possiamo notare che la ricaduta, dopo tre secoli di crescita, fosse stata causata da più fattori: cambio del clima (e la conseguente crisi agricola), l'eccessivo aumento demografico, non eguagliato da un aumento di pari livello di beni alimentari, e la peste nera. Quest'insieme di catastrofi, che si facilitarono l'una con l'altra, portò la gente in un comune senso di precarietà, incertezza, che ebbe conseguenze catastrofiche nella vita di allora.
Certi comportamenti assunti nella crisi del '300, in modo analogo, si possono riscontrare anche di questi tempi. La fuga inutile dalle città alle campagne, causata dalla paura della peste, si può tradurre nel assalto ingiustificato ai supermercati, o al rientro precipitoso nel mezzogiorno di meridionali che lavorano al nord. Comportamenti, questi, assunti senza cognizione di causa, derivati da paura e incertezze, portatori di effetti disastrosi. In concomitanza con la peste, aumentò in modo significativo la maldicenza, causa di un crollo dei controlli nelle città. In questi giorni di pandemia non si sono rilevati particolari aumenti di furti nelle abitazioni o atti delinquenziali pratici, ma visto il largo uso di telefoni e computer i malintenzionati si sono concentrati in truffe online.
Ogni crisi porta con sé precarietà. Effetti evidenti in questi ultimi secoli si ritrovano nelle famose crisi economiche, partendo dalla crisi del '29, che portò con sé povertà, disoccupazione. In quell'anno vi fu un calo enorme di domanda e offerta, causato dall'incertezza sul futuro. Per trovare un esempio vicino a noi si può guardare a pochi anni fa, quando tra il 2015 e il 2016 vi fu un crack delle banche venete, in particolar modo Veneto Banca S.p.a e Banca popolare di Vicenza. Questo evento portò molte famiglie venete in crisi economica, tramutando una crisi economica in catastrofe umana con l'aumento vertiginoso dei suicidi, causati dalle incertezze.
Per libertà si intende la possibilità di operare le proprie scelte e di agire secondo le proprie convinzioni senza ledere gli altrui diritti e rispettando le regole di un sistema organizzato. Per questo, attualmente, anche una semplice passeggiata può essere considerata illegale ed essere oggetto di ammende o denunce civili da parte delle forze dell’ordine. Probabilmente nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere così limitata la propria libertà, e soprattutto di assistere ad un momento di tale precarietà per il nostro paese, per la nostra economia, e soprattutto per noi esseri umani.
RispondiEliminaNel corso della storia dell’umanità, siamo stati testimoni di numerosissimi esempi di privazione delle libertà, e ci siamo pure indignati e vergognati profondamente di ciò: dalla schiavitù nell'antico Egitto, nell'antica Roma o nel Medioevo o anche nell'età moderna e perfino nel secolo scorso, soprattutto in America. Ma quella in cui ci troviamo oggi è un’emergenza del tutto diversa.
Dal secondo dopoguerra infatti, non è mai successo di sentirci tutti così vulnerabili, così impotenti davanti ad un nemico invisibile, tremanti dalla paura e spaventati a morte.
Ci sentiamo un po’ come Giacomo Leopardi nella sua poesia: “il passero solitario”: ci sembrano ormai troppo lontani, quasi surreali, i giorni di divertimento e di piacere, siamo solitari ed estranei a tutti coloro che incontriamo, e nei giorni in cui nei nostri paesi solitamente si era in festa, non ci resta che ammirare il paesaggio da una finestra di casa sognando di essere da tutt’altra parte. Invece rimaniamo “soli et pensosi”,ansiosi di sfuggire ad ogni presenza umana cercando di evitare terreni segnati da tracce di altri esseri umani, percorrendo in lungo e in largo le stanze della nostra casa e misurando i passi per tentare di placare gli affanni e l’inquietudine interiore. Questa volta però il nostro tormento non è causato dalla frustrazione derivante da una storia d’amore impossibile come per Petrarca. Questa volta più che mai, rimanere in solitudine è indispensabile, sia per la nostra salute sia per quella degli altri.
La situazione è terribile: ogni giorno sentiamo al telegiornale cifre su cifre, dati e statistiche. Per molti di noi questi possono essere solo dei numeri su uno schermo, tuttavia si tratta di vite umane, di famiglie di persone che hanno perso la propria vita o che sono attaccate ad un respiratore per riuscire a respirare, poiché, a causa di questo Codiv-19, i loro polmoni hanno smesso di funzionare autonomamente. È come se fossimo in guerra, in fuga dalla morte che ci rincorre in modo molto più impetuoso di quello che già fa. Chissà cosa avrebbe scritto Seneca nelle “Lettere a Lucilio” se avesse saputo che l’acqua contenuta nella clessidra che segna la fine della nostra vita, potrebbe essere improvvisamente bevuta da una qualche entità biologica con caratteristiche ancora sconosciute. Sono più che certa che, anche lui, più che parlare di l'inesorabile scorrere del tempo, avrebbe trasformato i suoi testi in veri e proprio testamenti!
Ciò che è diventato davvero importante adesso, è che tutta la popolazione italiana trovi un accordo e che per una volta si lasci dietro di sé le varie antipatie e controversie che in passato hanno provocato spaccature e divisioni, per unirsi a combattere contro un nemico comune, proprio come quando, durante il Risorgimento, grazie alle insurrezioni e alla forza di volontà del popolo, guidati da uomini consapevoli e convinti delle loro idee e che hanno saputo organizzarsi, diverse popolazioni sono riuscite ad ottenere ciò per cui lottavano.
Per cui, in questo caso, i numerosi obblighi e divieti, non costituiscono una violazione ai nostri diritti fondamentali, bensì ci tutelano dal mettere a rischio il nostro diritto più indispensabile, ossia quello alla vita. Ecco perchè la migliore delle libertà che possiamo avere in questo momento è quello di permetterci di stare chiusi in casa.
Per libertà si intende la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza costrizioni, ricorrendo alla volontà di ideare e mettere in atto un’azione, mediante una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a realizzarla. L’articolo 13 della Costituzione afferma che in casi di estrema necessità e di urgenza , indicati dalla legge, il Presidente del Consiglio può adottare provvedimenti provvisori fatti per limitare la libertà. Oggi noi tutti ci ritroviamo senza questa facoltà a causa di un virus invisibile, il Covid-19. Il premier Conte ha attuato delle restrizioni per evitare che il virus si espandesse come la costrizione domiciliare e la chiusura di tutte le attività non ritenute essenziali ai fini sanitari ed alimentari. Tutto d’un tratto ci siamo ritrovati senza uno dei diritti fondamentali per noi tutti , passare da uscire in tranquillità, andare a lavorare liberamente , andare a scuola a stare chiusi dentro casa da un giorno all’altro improvvisamente, ha creato un panico generale che ha portato ad assembramenti nei supermercati e che ha colpito sotto l’aspetto psicologico la maggior parte dei cittadini che si sono sentiti privi delle proprie autonomie . Come cantò Ungaretti nella sua poesia “Soldati” , nella quale attraverso una similitudine il poeta descrive i soldati che si trovano in trincea e che come le foglie degli alberi d’autunno possono cadere da un momento all’altro. In pratica i soldati e le foglie vivono la stessa condizione , i primi nelle trincee non sapendo se sopravviveranno alla guerra e le seconde che cadranno dagli alberi durante l’autunno da un momento all’altro. Queste parole rappresentano l’incertezza e la minaccia, la sensazione di rassegnazione e irrequietudine allo stesso tempo, perché niente e nessuno può fare nulla per modificare questa situazione. Se volessimo contestualizzare questa poesia ai giorni nostri possiamo affermare che tutti noi cittadini siamo le foglie, perché nonostante la quarantena in casa potremmo essere colpiti da questo virus, mentre i soldati in trincea sono medici e infermieri che tutti i giorni combattono per salvare vite umane rischiando la loro vita. Inoltre vorrei citare le forze dell’ordine che si adoperano per mantenere l’ordine pubblico e per far rispettare le ordinanze emanate mettendo in pericolo la propria salute. Non sono da dimenticare neanche tutti i lavoratori dipendenti e fornitori di farmacie, negozi alimentari e di prima necessità che tutti i giorni lavorano per noi esponendosi a pericoli come anche corrieri, autotrasportatori e autisti di mezzi pubblici. Se ci pensiamo, queste circostanze in cui siamo costretti a vivere trovano collegamento anche con le parole di Dante nella Divina Commedia; infatti nel canto del Purgatorio al v.71 Virgilio presentando Dante a Catone Uticense che era il custode dell’accesso al Purgatorio, dice “libertà va cercando…” come ad esprimere il desiderio del poeta di ricercare la libertà. Se provassimo a trasferire queste parole al periodo attuale, ognuno di noi potrebbe dire: “libertà vo’ cercando” perché, se ci riflettiamo bene , il primo paese veneto che è stato dichiarato zona rossa è stato Vo’ Euganeo, un piccolo paesino in provincia di Padova. In sostanza da un lato noi tutti crediamo di aver perso la libertà di uscire, viaggiare e lavorare, ma allo stesso tempo abbiamo la possibilità di riscoprire la volontà di stare in famiglia, dialogare, leggere e pensare sperando che questa situazione possa concludersi nel più breve tempo possibile. Sono convinto che quando finirà tutto, ognuno di noi avrà riscoperto tanti valori che prima venivano sottovalutati soprattutto da noi giovani e che i rapporti umani cambieranno in meglio.
RispondiEliminaIn questo periodo stiamo affrontando una situazione che fino a poco tempo fa sembrava una cosa lontana da noi, quasi qualcosa che non ci riguardasse.
RispondiEliminaLa nostra libertà è stata privata per far fronte ad un'emergenza mondiale, quest’ultima era sempre stata data per scontata, siamo nati con la fortuna di essere liberi, di poter esprimere ciò che pensiamo, fino a qualche settimana fa era quasi banale fare una passeggiata, andare a scuola e trovarsi con gli amici. Questo periodo ci sta permettendo di apprezzare quelle cose che per noi possono essere così ordinarie e anche quelle che consideriamo faticose e noiose come ad esempio alzarsi presto la mattina per andare a scuola o al lavoro, dalla nostra parte abbiamo la tecnologia che ci permette di stare in contatto con i nostri amici tramite videochiamate e messaggi.
Pensiamo solo ai nostri antenati che sono stati privati del tutto della loro libertà costretti a combattere in guerra, dove non c’erano cellulari, non potevano avere contatti con la propria famiglia, erano costretti a stare nel fango e al gelo e soprattutto con la cosapevolezza che lì dovevano morire, cosideriamo anche un personaggio che tutti conoscono: Anna Frank, è stata costretta a nascondersi in una soffitta per diversi mesi senza fare nessun tipo di rumore per non essere scoperta. Ora ci stanno chiedendo solamente di stare a casa, nella nostra casa, al caldo nella comodità e con la nostra famiglia, per cercare di limitare i contagi e aiutare così gli ospedali, i medici e gli infermieri che stanno facendo l’impossibile per cercare di salvare il maggior numero di persone, al giorno d’oggi siamo davvero fortunati perché siamo provvisti di un buon sistema sanitario che cerca in tutti i modi di combattere questo nemico invisibile chiamato Coronavirus, se fossimo vissuti nel periodo citato da Manzoni nella sua opera ‘I promessi sposi’ dove egli racconta e spiega come veniva gestita la peste e non c’era una medicina avanzata e conoscenze abbastanza solide per gestire l’emergenza avremmo avuto molte più vittime e la situazione sarebbe stata molto più grave di come lo è oggi. Perciò questo momento di tristezza e difficoltà ci deve aiutare a capire che la libertà è precaria, da un giorno all’altro potrebbe non esserci più, essa è fragile e preziosa, noi come persone abbiamo il dovere e anche il diritto di volerla proteggere e mantenerla nel tempo.
Penso che nessuno di noi si sarebbe mai immaginato di dover rimanere rinchiuso nella propria abitazione, per cercare di debellare un virus che si è presto trasformato in una pandemia. In Italia nell’ultimo periodo stanno morendo più di 700 persone al giorno, ciò significa che alla settimana muoiono circa 5.000 persone, una vera strage. Secondo i medici il picco del virus è stato raggiunto proprio in questo periodo e lo spero vivamente. È straziante ascoltare il telegiornale e non sentire altro che brutte notizie, aumenti di contagi, morti, bambini ricoverati, ma la cosa che in questo momento mi da più fastidio sono le persone che ancora non hanno ben chiaro il fatto di dover restare a casa, sia per la propria salute ma soprattutto per quella degli altri, delle persone più a rischio di noi, bisogna rimanere a casa per rispetto di tutti. Ad essere sincera questa cosa io non l’ho capita appena avevano emanato il decreto. Con la chiusura delle scuole sono partita per la montagna e sono rimasta li per un mese, nel frattempo Treviso è diventata zona rossa ma in quel momento San Martino di Castrozza era un luogo più sicuro dove rimanere in quanto lì non c’era ancora nessun caso e le persone continuavano a fare a loro nomale vita. Avendo quella visione della realtà continuavo a dire che il virus non era niente di più di una semplice influenza e purtroppo è un errore che abbiamo fatto in tanti. La disinformazione porta a non rendersi conto di cosa sta succedendo e influenza molto il pensiero delle persone. Ho preso davvero coscienza di ciò che stava succedendo solo quando sono tornata a Treviso, in 70km di viaggio abbiamo incontrato solo volanti di Carabinieri, Polizia, Vigili del fuoco, Forestale e neanche una semplice macchina. La città è diventata una città fantasma, le persone hanno paura di uscire, è una situazione difficile per tutti. Questa pandemia si potrebbe collegare al 1300 quando Petrarca, scappando dalla peste si andò a rifugiare a Padova. Il dover rimanere a casa sta evidenziando molto anche le differenze sociali presenti nel nostro Paese. Ci sono molti personaggi famosi che sui social incoraggiano le persone dicendo di rimanere a casa, di fare questo piccolo-enorme sforzo per cercare di debellare il virus, ma nella sezione dei commenti si scatena il putiferio in quanto ci sono persone che vivono in monolocali senza né giardino e né balconi dove poter “cambiare aria”. Sicuramente ci troviamo in una situazione precaria in cui ancora è tutto incerto, scopriamo le cose giorno per giorno e ancora non sappiamo quando tutto questo finirà, l’unica cosa che possiamo fare in modo tale da uscirne il prima possibile è seguire quello che ci dicono le autorità senza nessuna lamentela o comportamento di ribellione.
RispondiEliminaIn questo ultimo mese, noi tutti stiamo vivendo un’esperienza nuova e difficile che ci fa preoccupare per la nostra salute, per quella dei nostri familiari e per il nostro futuro.
RispondiEliminaLa tremenda pandemia del Covid 19 ha cambiato il nostro modo di vivere e sta mettendo a dura prova il nostro Paese e l’intero mondo.
Tutto quello che fino a poco tempo fa si poteva fare tranquillamente, ovvero andare a lavorare, a scuola, al cinema, al ristorante, a trovare un parente o un amico o fare sport, ora viene vietato per combattere la diffusione del virus.
Per limitare i contagi, il Governo ha adottato delle misure drastiche ed eccezionali che limitano il diritto alla libertà, chiedendo a tutti di stare a casa per poter garantire un diritto, il più fondamentale fra tutti, il diritto alla salute.
Questa epidemia ha stravolto la nostra quotidianità, ha limitato i rapporti sociali, ha generato paure verso un nemico invisibile e pericoloso, come avvenne a Milano verso il 1630 con la devastante epidemia di peste, descritta dal Manzoni ne “I promessi sposi”. Le analogie tra l’epidemia del Coronavirus e la peste sono sconcertanti: la sottovalutazione iniziale del problema, la ricerca del paziente zero, i vari provvedimenti, talvolta contraddittori, i ricoveri in ospedale (nel lazzaretto), la costruzione di nuove strutture per ospitare gli ammalati e la necessità di nuovi medici e infermieri e infine la colpa degli untori, che, allora come oggi, poteva riguardare tutti.
Abbiamo sempre considerato la libertà un diritto fondamentale, un diritto innegabile, dimenticando che i nostri nonni hanno dovuto combattere per ottenerla, e che in alcuni paesi non è ancora così scontata.
Il dover stare a casa e rinunciare alle nostre abitudini, ci fa ha fatto capire quanto sia preziosa ed importante la libertà, e quanto sia fragile e precario l’equilibrio della vita. Ci sentiamo come sospesi e destabilizzati, con l’angoscia del futuro e l’incertezza della vita, che improvvisamente può essere sconvolta e minacciata da qualcosa di imprevedibile.
Sicuramente tutto questo passerà, ma nulla sarà come prima, Ci saranno delle priorità e un modo di vivere diverso, anche le relazioni sociali cambieranno, forse ci sarà più diffidenza e paura tra le persone, ma dovremmo imparare a vivere intensamente ogni attimo e non rimanere imprigionati dal mondo delle cose.
La Costituzione italiana vede la libertà come un diritto fondamentale di tutti gli uomini. In questo momento è però negata a tutti a causa del rapido dilagarsi del Coronavirus: il governo italiano ha emanato numerose leggi che obbligano i cittadini a restare chiusi in casa, evitare contatti con persone esterne e di uscire, massimo una volta al giorno, solo in caso di necessità o di estrema urgenza.Tutti i lavoratori e gli studenti sono a casa, obbligati a lavorare secondo il modello di Smart Working, ovvero lavoro agile a distanza.
RispondiEliminaQuesta grave pandemia ricorda quella descritta da Alessandro Manzoni ne “I promessi sposi”: la peste del 1300 aveva causato vittime e un riassestamento dell'economia. Oggi l’economia italiana, e di moltissimi paesi esteri, è ferma: industrie e negozi sono chiusi e ciò comporta povertà alle famiglie, molte delle quali non riescono a sostenere neanche le spese fondamentali come imposte o spese alimentari.
Nella poesia di Ungaretti il poeta afferma che la precarietà è una condizione fondamentale della vita di tutti gli uomini. Nessuno di noi può affermare con certezza quando questa orribile situazione cesserà di spaventare le nostre vite: familiari distanti che potrebbero andarsene in solitudine, senza un saluto dei propri cari, anziani deboli e soli nelle case di riposo, figli che nascono ma che i genitori non possono vedere.
È una situazione difficile quella che viviamo e quando sarà terminata la paura e il dolore saranno emozioni molto forti che prevarranno sulla gioia di poter tornare alla vita normale.
Sfortunatamente, in questo periodo stiamo vivendo un momento della storia che fin’ora abbiamo letto e sentito parlare solo nei libri. L’intero pianeta sta lottando contro un virus che si diffonde in maniera molto rapida, un virus di cui si sa ancora ben poco ma allo stesso tempo fa moltissime vittime, forse troppe o più di quelle che ci aspettavamo.
RispondiEliminaI Governi hanno provveduto a prendere le giuste precauzioni per evitare e diminuire il numero di contagi. Questo ha limitato i nostri spostamenti come l’andare a scuola, a lavoro, fare una passeggiata per il centro, andare a cena fuori e molto altro. Ma quello che non hanno capito molte persone, è che questo è per il nostro bene e quello degli altri. Però ora mi chiedo, perché la gente continui ad uscire?
Infondo non ci si chiede tanto, dobbiamo fare un piccolo sforzo, ovvero quello di rimanere nelle nostre case in quarantena per evitare il contagio da Covid-19. Pensiamo a tutte quelle persone che nella prima guerra mondiale rimanevano giorni ammucchiati nelle trincee per non farsi scovare dai nemici, pensiamo a tutte quelle persone che hanno lottato per vivere nei campi di concentramento della seconda guerra mondiale. La loro libertà sì che era negata, non come a noi. A loro veniva negato di vivere dignitosamente, gli era negata la libertà alla vita e alla salute, che sono le più importanti, invece ora è la prima cosa a cui si pensa. Eppure molte persone continuano a credere che sia una grande tragedia rimanere in quarantena, e che la loro libertà di uscire e fare sia negata, si sentono come dei prigionieri. Ma è giusto ricordare che nell’art.13 della nostra Costituzione, è ben chiaro che sì abbiamo diritto alla nostra libertà, ma essa può cessare in casi di necessità ed urgenza, indicati dalla legge; ed è proprio quello che sta succedendo ora. Siamo in una situazione di pericolo globale, in cui il nostro paese è anche zona rossa. I Governi stanno cercando di garantirci libertà molto più importanti, ovvero alla vita e alla salute.
Sembra quasi che la storia si ripeta, come raccontato da Alessandro Manzoni nei “ I Promessi Sposi”, dove parla del contagio di peste iniziato nel 1629, la gente viveva chiusa in casa con la costante paura. I malati venivano isolati nel Lazzaretto dove i medici cercavano di curarli, ma come ora, anche in passato questi grandi eroi che ogni giorno lavorano per salvare delle vite, venivano contagiati. Infatti, stiamo soffrendo di una grande mancanza di medici pronti a curare i nostri malati, ci mancano i posti letto, i giusti strumenti e i medicinali. Semplicemente spero che la situazione non diventi talmente grave che certa gente debba essere costretta a morire; come detto da Manzoni, quando i malati erano troppi, venivano dimenticati e morivano soli nelle loro case.
Grazie a tutti i passi avanti fatti nel corso della storia, come l’utilizzo della telecomunicazione e delle risorse sanitarie adeguate possiamo passare questo momento molto più in fretta. In ogni caso non siamo completamente isolati, abbiamo a disposizione moltissime risorse che ci permettono di continuare le nostre vite, come lo smart-working dove è possibile, possiamo fare le video-chiamate per vedere i nostri amici e possiamo continuare i nostri percorsi scolastici. Quindi io non parlerei di libertà negata perché in ogni caso possiamo continuare la nostra vita. Stiamo utilizzando altri metodi che grazie al secolo in cui viviamo ne siamo largamente a disposizione.
Per superare tutto questo, ognuno deve essere responsabile nei propri confronti e in quelli degli altri, solo così potremmo riprendere la nostra vita vivendola a pieno.
Monica Musco
Quando pronunciamo la parola libertà facciamo riferimento all’articolo 13 della Costituzione italiana, il quale sancisce che si tratta di un diritto inviolabile. Col passare degli anni soprattutto nei paesi più moderni quando ci si riferisce a questo nostro diritto lo si fa sempre dandolo per scontato. Mai potremmo pensare di svegliarci e scoprire che non ci è più permesso muoverci e svolgere le nostre azioni quotidiane, eppure è proprio quello che in questi mesi è accaduto. Si è difatti verificata la diffusione di un virus trasformatosi poi in pandemia che ha portato all’emanazione di decreti che hanno stabilito provvedimenti provvisori limitativi nei confronti delle libertà personali di ciascun cittadino. In poco tempo si è verificata la chiusura di tutti gli ambienti pubblici, sono state date limitazioni nei movimenti e nell’ultima settimana è stata imposta anche l’obbligatorietà di chiusura per molte aziende. Alte le multe per i trasgressori, è in corso un’emergenza sanitaria oramai mondiale e tutto ciò che si dava per scontato adesso non lo è più. Siamo difatti passati da una condizione di assoluta libertà di movimento ad una condizione di precarietà. Nonostante la diffusione di questo virus sia avvenuta solamente in quest’anno la condizione di instabilità è stata vissuta numerose volte nel corso della storia e spesso trascritta nelle opere di numerosi poeti. Prendiamo come primo esempio Francesco Petrarca. Quest’autore visse in un periodo caratterizzato da continue lotte civili che dilaniano l’Italia. Nella sua opere in volgare il “Canzoniere” tratta in qualche sonetto del tema della fugacità. Il poeta capisce di aver perso la maggior parte del tempo della propria vita vaneggiando, dando cioè poca importanza alle cose essenziali e mettendo in mostra aspetti inutili che poi verranno vanificati con la morte. Comprende quindi come l’esistenza sia breve, effimera e pertanto è necessario non dare nulla per scontato.
RispondiEliminaAltro autore che presentò una vita molto travagliata è stato Ugo Foscolo. Questo poeta avvertì sempre dentro di sé un senso di provvisorietà, contrassegnata dall’attesa di un peggioramento. Nelle “Grazie” (suo carme incompiuto) Foscolo aspira ad un senso di appagamento temporaneo ed ad un raggiungimento di una pace, anche se illusoria. Questo sentimento di precarietà è all’origine della natura presente nel testo in brevi frammenti di straordinaria intensità. Tali parti del testo rispecchiano la sua vita in quanto nonostante il perenne senso di incertezza Foscolo sembra ritrovare certezza e stabilità durante la sera, che corrisponde al suo momento preferito durante l’intera giornata.
La diffusione di un epidemia non è tuttavia un avvenimento mai accaduto prima. Molto simile alla situazione attuale appare la peste verificatasi nel 1630. Tale epidemia è stata trattata nei capitoli XXXI-XXXII del romanzo “Promessi sposi” di Alessandro Manzoni. Le due pandemie non possono essere del tutto comparate in quanto si tratta di due situazioni socio-economiche per molti versi contrapposte. Tuttavia i due avvenimenti di dimostrano prettamente collegati per quanto riguarda le reazioni delle popolazioni. In entrambi i casi si è dimostrata un’iniziale minimizzazione e noncuranza dell’epidemia e un’emanazione troppo tarda dei provvedimenti. Tutti questi fattori nel loro insieme hanno permesso alla malattia una ancor più rapida diffusione e uno sviluppo di una condizione di insicurezza in tutto il territorio. Per quanto riguarda l’attuale propagazione del nuovo virus possiamo infine affermare che l’unico modo per riuscire a superare il problema è quello di rispettare le normative, tale atto non significa solamente perdere la propria libertà bensì contribuire per cercare di bloccare la diffusione del virus. per poter ritornare alla propria vita, senza ciò aver bisogno di un permesso per uscire anche solo da proprio comune.
La libertà, così come la intendiamo oggi, è il risultato di lunghissime lotte, tra chi aveva il potere e chi gli sottostava, un percorso che piano piano ha portato i paesi occidentali alle democrazie e al riconoscimento di questo "concetto", così importante. Noi cittadini italiani riteniamo la libertà come un qualcosa di inviolabile, sancito dalla nostra Costituzione, che nessuno mai avrebbe messo in discussione. Ora, invece, ci troviamo in un momento in cui è necessario munirsi di autocertificazione per andare a fare la spesa, e in cui addirittura non si può più uscire per andare a fare una passeggiata con un amico. Questa situazione che è piombata sul nostro paese da un giorno all’altro ci ha stravolto la vita: tutto ciò che prima ritenevamo normale ora è momentaneamente vietato. Sicuramente quando tutto ciò sarà finito sembrerà di aver vinto questa lotta che ci ha privato della normalità e che ci ha allontanato dalla noiosa routine, che però, a pensarci bene, era tutt’altro che noiosa. Augurandoci che questa situazione finisca presto, al nostro ritorno alla normalità ci troveremo di fronte ad una realtà che ci sembrerà nuova; ci sembrerà pura libertà anche semplicemente prendere l’autobus per andare a scuola e riusciremo a trovare gioia anche in queste piccole cose che prima ritenevamo scontate.
RispondiEliminaParagonandoci al passato siamo come degli esuli che bramano il ritorno alla normalità, ad un equilibrio, che, però, abbiamo necessariamente perduto. Si può ad esempio pensare a Dante, che nella sua vita dovette soffrire il dolore dell’esilio dalla sua amata Firenze, e questo ha limitato fortemente la sua libertà. Questa realtà è piombata su poeta fiorentino a causa delle sue scelte politiche, che lo vedevano accostato ai Guelfi bianchi, sconfitti dai Guelfi neri. Intorno a quei secoli anche il poeta laureato Petrarca si trovò di fronte ad una forma di libertà negatagli dai sentimenti, descritta in “Solo et pensoso”, che lo spinsero ad un “auto-esilio” a Valchiusa, volto a riflettere sui suoi errori giovanili. Un altro grande letterato italiano alla quale è stata negata la libertà ed ha espresso questo dolore attraverso le sue poesie è Ungaretti, che con “Soldati” attraverso poche parole è riuscito a descrivere il dolore dovuto alla guerra che ha negato la libertà a lui, a tutti i soldati ma anche a tutta l’Europa che era martoriata da questi conflitti. in questa poesia infatti paragona i soldati in trincea alle foglie in autunno, certe di cadere che attendevano solo il momento di staccarsi dal ramo, senza alcuna speranza di sopravvivere.
Come diceva Platone nella Repubblica, l’uomo ha tutti i mezzi per vivere secondo virtù senza essere passivamente soggetto alla volontà degli dèi; perciò rifarsi al suo insegnamento prevede una riflessione forte e sempre più attuale sul concetto di libertà come responsabilità, quindi il fatto che l’essere liberi dipende dal senso di responsabilità di ognuno di noi, e che solo così si può tornare ad essere liberi.
La Costituzione italiana vede la libertà come un diritto fondamentale e imprescindibile. In questo difficile momento, in cui dobbiamo evitare la diffusione del coronavirus, il governo ci ha vietato di uscire e di vivere come faceva prima del suo arrivo. La nostra libertà però ci è stata privata per una giusta causa, e per questo dobbiamo convivere con questo peso. Anche i nostri antenati hanno visto privarsi della libertà, basti pensare alla prima e seconda guerra mondiale durante le quali sono stati costretti a combattere per anni al freddo e senza cibo. Inoltre loro non potevano ancora utilizzare i cellulari o i computer per comunicare, potevano passare anni prima che riuscissero a parlare con la propria famiglia. Anche se stiamo vivendo in un periodo terribile noi siamo avvantaggiati perché viviamo circondati da migliaia di confort che ci permettono di rendere più lieve il dolore. Questa grave pandemia ricorda quella descritta da Alessandro Manzoni ne “I promessi sposi”: la peste del 1300 aveva causato vittime e un a crisi economica. Oggi l’economia italiana, e di moltissimi paesi esteri, è ferma: industrie e negozi sono chiusi e ciò comporta povertà alle famiglie, molte delle quali non riescono a sostenere neanche le spese fondamentali come imposte o spese alimentari. Questo però non deve far scendere l’allerta perché basta un niente per far degenerare la situazione, e questo produrrebbe panico tra la popolazione. Era da molto tempo che non ci sentivamo così vulnerabili dinanzi a un nemico invisibile che è capace di ucciderci tutti. La scienza però corre in nostro aiuto per trovare una cura definitiva e provare a placare questo male. Ogni crisi porta con sé precarietà. Effetti evidenti in questi ultimi secoli si ritrovano nelle famose crisi economiche, partendo dalla crisi del 1929, che portò con sé povertà e disoccupazione. In quell'anno vi fu un calo enorme di domanda e offerta, causato dall'incertezza sul futuro. I governi devono impegnarsi per evitare che questo si verifichi anche ai giorni nostri perché, anche se viviamo in un’epoca con più ricchezze, una crisi di quella portata devasterebbe lo stesso l’economia globale. Si sta come/ d’autunno/ sugli alberi / le foglie. Queste parole di Ungaretti descrivono perfettamente il momento in cui ci troviamo, siamo come le foglie che in autunno restano faticosamente attaccate ai rami sperando di non cadere nel terreno che rappresenta la morte. Questo ci fa capire quanto l’uomo sia vulnerabile di fronte all'ignoto, anche se non lo dimostra.
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